Non sembra destare particolari preoccupazioni la bocciatura di Mps da parte dell’Eba, l’Autorità delle banche europee. Mentre gli altri quattro istituti italiani esaminati – Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Popolare e Ubi Banca – hanno superato la verifica, il Core Tier 1 della banca senese è del 7,2%, sotto la soglia del 9% richiesta. In particolare, risulta un deficit di capitale pari a 1,728 miliardi di euro che, in seguito alla cessione di Biverbanca e alla plusvalenza ottenuta con il riacquisto di titoli subordinati propri, si dovrebbe ridurre a 1,441 miliardi; ma, a quel punto interverranno, i Monti-bond. Mps già gode di 1,9 miliardi di Tremonti-bond acquisiti nel 2009; non appena Bruxelles darà l’ok, questi saranno sostituiti dai Monti-bond per un importo uguale; contestualmente, ci sarà una nuova emissione pari a 1,4 miliardi. Complessivamente, quindi, 3,3 miliardi di Monti-bond consentiranno a Mps di rientrare nei livelli richiesti. Abbiamo chiesto a Rocco Corigliano, professore di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università di Bologna, di spiegarci l’utilità le conseguenze e la ratio di questi test.
Professore, a cosa servono?
Anzitutto, a verificare se una banca è in grado di reggere a eventi negativi. Ovvero, se la sua dotazione di capitale è sufficiente in caso di andamenti negativi della congiuntura economica. Esercizi, di per sé, utilissimi, finalizzati a far sì – in Europa come in tutto il mondo – che le banche siano stimolate a capitalizzare.
Cosa richiedono?
Si è deciso che una buona tenuta delle banche debba corrispondere a un patrimonio di primo livello (Core Tier 1, appunto) – patrimonio vero, quindi -, pari ad almeno il 9% del totale degli attivi ponderati per il rischio. Una percentuale, a dire il vero, estremamente elevata. Che ha penalizzato le banche italiane.
Perché?
Sull’attivo ponderato per il rischio dei nostri istituti ha gravato il possesso di titoli di Stato italiani. Si è, infatti, deciso di ritenere che i nostri bond fossero rischiosi.
Cosa succede, in generale, se un banca non supera i test?
Vuol dire che non è a posto sotto il profilo dei coefficienti patrimoniali. Di conseguenza, viene considerata più rischiosa, il suo rating viene abbassato e il prezzo per l’acquisizione di risorse sul mercato aumentano, così come i tassi di rendimento delle sue obbligazioni. E influisce sulla sua capacità di erogare credito; l’erogazione, infatti, aumenta il totale dell’attivo.
Perché le banche acquistano bond italiani?
Si tratta di una sorta di dovere istituzionale. Chi, se non loro, può acquistare in maniera significativa il debito pubblico italiano? D’altro canto, si tratta di titoli sicuri. Non sono mai stati esposti a nessun tipo di rischio.
No?
Non più dei titoli di Stato delle altre Nazioni ritenute forti e virtuose. Tuttavia, dal momento che – ingiustamente – si è iniziato a considerare l’Italia un Paese a rischio, il valore dei nostri titoli è,di conseguenza, crollato. Da questo punto di vista, è auspicabile che, con il progetto di unione bancaria, si individui una procedura uniforme per ponderare gli attivi bancari.
In ogni caso, solamente Mps non ha passato il test.
Tutte le banche si sono messe in linea con in coefficienti imposti dall’Eba. Mps, semplicemente, necessita di una procedura più lunga, per la particolare modalità di emissione di questi titoli singolari, i Tremonti Bond, che dovranno essere sostituiti dai Monti Bond, a oggi in attesa di emissione. Ricordiamo, inoltre, che nel caso del Monte dei Paschi, si tratta di un sostegno temporaneo; nelle strategie della banca vi è l’ipotesi di procedere con nuove forme di capitalizzazione.
Che differenza c’è con le classiche obbligazioni?
Si tratta di emissioni particolari, riservate al Tesoro, volte proprio al rafforzamento della capitalizzazione secondo i criteri del Core Tier 1. Tuttavia, una volta che sarà stata chiarita dall’Eba la natura di questa nuova sottoscrizione, credo che Mps non avrà problemi a passare il test.
(Paolo Nessi)