Il tanto agognato programma di acquisto di titoli di Stato è pronto. Non resta che farsi avanti e chiedere. Mario Draghi, nel corso della tradizionale conferenza stampa che segue l’annuncio sulle politiche della Bce sui tassi (restano allo 0,75%, il minimo storico), ha fatto sapere che, a questo punto, la palla passa ai governi. Si accomodino, se vogliono. Di certo, la Spagna lo farà. E accedere agli aiuti, sia che assumano le sembianze del Fondo salva-Stati che quelle dell’acquisto, da parte della Bce, di titoli di Stato, secondo Draghi, non dovrebbe comportare condizioni punitive. Anzi. Al limite, si tratterà di misure in grado di accelerare la crescita di quei Paesi che ne faranno richiesta. La Germania, dal canto suo, stia tranquilla. Il numero uno dell’Eurotower ci ha tenuto a sottolineare che la stabilità finanziaria non ne risulterà compromessa. Abbiamo chiesto a Guido Gentili, editorialista de Il Sole 24 Ore, quali sorti ci riserveranno i mercati finanziari quando la Spagna chiederà tra i 40 e i 50 miliardi per salvare alcune delle sue banche nazionalizzate.
C’è da temere che l’attenzione degli speculatori, a quel punto, si sposti sul nostro Paese?
Possono accadere due cose: i mercati potrebbe interpretare la scelta della Spagna come l’inizio della stabilizzazione generale e della fine della fase di contagio; oppure, potrebbero ragionare più cinicamente e, chiuso il capitolo Spagna, avendo ancora voglia di speculare e scommettere sulla crisi dell’Eurozona, rivolgersi a noi. In tal caso, tuttavia, non sarebbe così semplice attaccarci. Le nostre condizioni, a oggi, sono decisamente migliori di quelle spagnole.
Non crede, in ogni caso, che come ha suggerito Squinzi, potremmo giocare d’anticipo e chiedere gli aiuti prima di averne effettivamente bisogno, stabilendo noi stessi le misure cui sottoporci per ottenerli?
Questo dipenderà dalla situazione che si determinerà sui mercati. Se lo spread resterà a livelli accettabili o se scenderà, le tensioni si faranno sempre meno forti e non vedo perché dovremmo chiedere preventivamene gli aiuti. Se, invece gli spread dovessero riprendere a salire, dovremo valutare il da farsi. Sta di fatto che, a oggi, non è ipotizzabile un accordo preventivo. Tra alcuni mesi ci saranno le elezioni e non è pensabile che un governo alla scadenza del suo mandato firmi un memorandum che poi dovrà essere applicato da quello successivo.
Draghi sembra ottimista. Tuttavia, siamo convinti che la Germania consentirà il pieno utilizzo del Fondo e alla Bce di agire in misura massiccia?
Teoricamente, potrebbe ancora mettersi di traverso. Ritenendo, ad esempio, che 50 miliardi per la Spagna siano troppi. Ma, in tal caso, assisteremmo a una marcia indietro clamorosa. Direi, invece, che sia la Merkel che la Bundesbank non intendano dare segnali di rottura di questo genere. Di sicuro, però, hanno fatto sapere chiaramente che non cederanno rispetto all’ipotesi che lo scudo anti-spread rappresenti un modo subdolo per batter moneta e finanziare gli Stati deboli.
E se lo scudo e l’acquisto di titoli sul mercato secondario si rivelassero insufficienti e fosse necessario acquistare debito sovrano direttamente all’emissione?
Beh, Draghi ha fatto sapere che finora è stato fatto tutto il possibile. Se le condizioni dovessero peggiorare, potrebbe rendersi effettivamente necessario un ulteriore intervento, sull’onda di una emergenza straordinaria. Ma, anche rispetto a una simile eventualità, la Germania ha fatto sapere chiaramente come la pensa.
E’ verosimile che le condizioni per accedere agli aiuti non saranno punitive?
Mi sarei stupito se Draghi avesse detto il contrario. Diciamo che sarà interessante capire in cosa realmente consisteranno. Per il momento, sono ancora da scrivere e credo che i tedeschi daranno battaglia affinché siano il più restrittive possibili.
Il rischio che l’inflazione aumenti esiste o, come ha promesso Draghi, no?
Non mi pare che i dati paventino grandi fiammate inflazionistiche. Non si possano ravvisare, quindi, le condizioni per allarmarci circa il tradimento del nocciolo duro del mandato della Bce, che consiste nel vigilare e preservare la stabilità dei prezzi.
Tutte queste operazioni servono, in sintesi, per mettere una pezza allo spread e per placare la tempesta finanziaria. Non crede che non sia stato adeguatamente sottolineato come tutto ciò rappresenti solo la risoluzione di una parte del problema?
Sicuramente. La Bce ha messo in campo tutte le misure che poteva per rallentare la morsa speculativa. In ogni caso, anche nell’ipotesi in cui lo scudo venga effettivamente attivato, rappresenterebbe una modalità per prendere tempo. L’altra faccia della crisi, infatti, consiste nei problemi dell’economia reale. E le prospettive dell’Eurozona, a oggi, sono di decrescita. Per non parlare di quelle dell’Italia. Da questo punto di vista, non possiamo fare altro che registrare come il governo, a oggi, sia intervenuto quasi esclusivamente con aggravi fiscali che hanno inasprito la stretta recessiva. Un minimo di speranza viene dalle parole di Monti di ieri. Quando, per la prima volta dall’inizio del suo mandato, ha detto che le tasse potrebbero anche essere abbassate entro il 2013.
(Paolo Nessi)