Rumors e indiscrezioni, riportati da Repubblica, raccontano di un tesoretto accantonato dal governo pari a 4-5 miliardi di euro. Pare che, se effettivamente le risorse ci sono e sono tali, saranno usate per abbassare le tasse. Ipotesi rafforzata dall’esistenza – certa – di un capitale da 12-13 miliardi messo da parte grazie alla lotta all’evasione fiscale e che potrebbe fungere da garanzia per poter spendere senza particolari preoccupazioni il tesoretto. Giuseppe Colangelo, professore di Economia Politica presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università dell’Insubria, spiega a ilSussidiario.net come sarebbe più opportuno usare tali risorse. «4 o 5 miliardi – afferma – sono un po’ pochi per intervenire sulle imprese. Una cifra relativamente modesta che, considerando le condizioni in cui versano le famiglie, sarebbe da utilizzare preferibilmente per concedere sgravi fiscali alle fasce più basse. Un po’ più di reddito in busta paga darebbe un messaggio di fiducia e un minimo di ossigeno; dovrebbe, inoltre, innescare un aumento dei consumi». Non è possibile, quindi, incidere sull’imposizione fiscale per le imprese: «Per abbattere il cuneo fiscale si dovrebbe disporre come minino di una cifra doppia». Sta di fatto che le modalità attraverso cui concedere gli sgravi vanno attentamente ponderate: «Credo, in tal senso, che il miglior segnale di fiducia possa consistere nel sgravare le tredicesime, considerando l’imminenza di Natale». Il problema, tuttavia, è che milioni di cittadini hanno contratti parasubordinati, a progetto, magari; e benché svolgano un lavoro che, di fatto, è equiparabile a quello dipendente e subordinato, non hanno la tredicesima. «Effettivamente, questo è un problema. A questo punto, non resterebbe che tagliare le aliquote più basse. Tutti ne beneficerebbero. Ma più avanti nel tempo. Non si otterrebbe un vantaggio immediato, come nel caso del taglio delle tasse sulle tredicesime».
Ci sarebbe una terza via: «Come aveva suggerito l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, si potrebbe dilazionare l’acconto Irpef di novembre». Più in generale, di recente, l’attuale ministro, Vittorio Grilli, aveva fatto sapere che la delega fiscale non sarà una vera e propria riforma. Sarebbe forse il caso, invece, di fare una riforma vera e propria, volta all’equità; in molti, anche su queste pagine, affermano che le aliquote minime potrebbero essere tagliate se ci fosse una riduzione, per esempio, dei tanti sussidi e benefici fiscali, ormai del tutto ingiustificati, di cui godono moltissime imprese; oppure, riequilibrando le scompensazioni che esistono tra lavoratori dipendenti e autonomi.
«Si dovrebbe ideare – dice Colangelo – un progetto unitario che, da un lato, tagli i sussidi sulla scorta dei risultati degli studi della commissione Giavazzi, concedendoli esclusivamente alle aziende meritorie e macro-economicamente importanti e, dall’altro, offra alle imprese una riduzione delle aliquote, e la revisione dell’Irap». Resta da capire che fine ha fatto quello studio. «E’ stato consegnato al governo; tuttavia, per il momento, giace in un cassetto. Si tratta di una manovra estremamente complessa che difficilmente questo governo potrà mettere in cantiere».
(Paolo Nessi)