Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invita a “Uno slancio morale e civile”. Il Presidente del consiglio del “governo dei tecnici”, Mario Monti, dice che i “cittadini sono indignati”. La grande stampa picchia duro sulle spese regionali, sui rimborsi, sui compensi dei consiglieri, sulle malefatte de “er Batman” e di altri suoi consimili. Sembra veramente un clima da “8 settembre”, con una nuova e radicale messa sotto accusa della classe politica italiana, soprattutto quella delle Regioni, degli enti periferici dello Stato. Persino Giuseppe Saggese, l’amministratore delegato di “Tributi Italia”, finito in galera perché si sarebbe intascato venti milioni di euro delle tasse dei contribuenti italiani, è scivolato nelle pagine interne. Riaffiora insomma, riemergendo con periodica puntualità dalle sue ceneri, la questione morale italiana di berlingueriana memoria. Per carità, è tutto giusto e perfetto. Lo spettacolo della classe politica italiana, sia al centro che alla periferia è veramente poco edificante, per contenuti politici e per le prebende ricavate dall’attività politica. E’ inutile ricordare, a questo punto, che l’epica visione della “seconda repubblica”, linda, pulita e onesta, è finita nel tritacarne della storia e sta arrivando al collasso finale. Il problema è che questo scatto morale, o forse moralistico, sia abbastanza funzionale a mettere sotto traccia l’altro problema: quello del Paese in recessione, quello dei conti che non tornano, quello della pressione fiscale che sta battendo tutti i record del mondo, quello di un Paese che ha davanti a se ancora anni di deflazione, nonostante le chimere di una crescita evocata ogni tanto, come se fosse “l’ultima spiaggia” di una chimera irrealizzabile. Il professor Claudio Borghi Aquilini, editorialista de “Il Giornale” e docente di Economia degli Intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano, sostiene da tempo che l’Eurozona è destinata al fallimento, ha sostenuto a suo tempo che la manovra dell’anno scorso, fatta da Mario Monti e dal “governo dei tecnici” era un disastro e tale si è rivelata a un anno di distanza. Quindi “sparare su er Batman”, alla fine può anche essere un piccolo sollievo: “Un po’ di politici mascalzoni su 200mila circa si possono trovare facilmente. Ma si potevano trovare anche prima. Sono sempre stati lì”.
Professore, nei giorni scorsi, è apparsa sui giornali l’esistenza di una questione fiscale “grande e grossa” come una casa. In seguito, ci sono state dichiarazioni alterne di esponenti del governo che ogni tanto sostengono che si deve ridurre la pressione fiscale, ma poi smentiscono nel giro di poche ore.
I dati sono lì, a disposizione di tutti. Il gettito fiscale fa il 49 per cento del pil, del prodotto interno lordo. In Italia la pressione fiscale è cresciuta del 4,1 per cento e nello stesso tempo il pil è, secondo le ultimeprevisioni, in caduta del 2,4 per cento. Questo offre già una prima indicazione, più che sufficiente per comprendere che tutti i soldi delle tasse sono andati nelle casse dello Stato. E l’economia italiana è stata messa in ginocchio, il Paese è in profonda recessione.
Lei quindi ritiene che questa manovra è stata inutile?
E’ stata dannosa e non si comprende bene il motivo per cui sia stata fatta, anche ascoltando quello che dice Mario Monti. Adesso il Paese è più povero.
La politica di austerità serviva per recuperare credibilità internazionale.
Guardi ci sono due letture delle ragioni di una manovra che ha provocato questo disastro. La prima lettura è che, seguendo le stesse parole del premier, l’Italia si è come auto-incenerita perché poi, con questa politica di rigore, la Germania avrebbe abbandonato o avrebbe rinunciato alla sua posizione di vantaggio all’interno dell’Eurozona. Avrebbe rinunciato cioè a quella asimmetria che la avvantaggia moltissimo. In questo caso, il nostro premier è stato ingenuo, perché la Germania non ci rinuncia affatto. Quindi noi ci siamo impoveriti, abbiamo fatto vedere all’estero di quanto siamo capaci di auto-flagellarci e di fare sacrifici senza ottenere nulla in cambio. Tenga conto che abbiamo siglato il Fiscal compact e che gli aiuti alla Grecia e i futuri aiuti alla Spagna li paghiamo anche noi.
C’è un’altra lettura?
Si, ce ne è un’altra. E’ una lettura malevola, anche se non amo la dietrologia. Questa linea sarebbe stata scelta in modo deliberato per non fare gli interessi dell’Italia, in nome dell’arrivo di non si sa bene cosa: Stato Europeo, altre soluzioni istituzionali, o un modo per mettere l’Italia sotto il “protettorato” della Germania, cedendo parte della sua sovranità”.
Lei mette sotto accusa la politica del rigore
L’austerità espansiva non è mai esistita. Basta fare il primo esame universitario di macro-ecnomia per comprenderlo.
(Gianluigi Da Rold)