Doveva essere, secondo gran parte degli economisti e degli osservatori, il primo compito in assoluto del governo Monti, la sua stessa ragione d’essere che lo aveva portato a insediarsi al posto di un esecutivo espressione del voto popolare. E invece, nella direzione della riduzione del debito pubblico, non è stato fatto nulla. Nonostante si tratti di uno dei principali ostacoli alla nostra crescita e all’uscita dalla crisi. Oltre a alimentare le preoccupazione dei mercati finanziari rispetto alle nostre capacità di solvenza, l’enormità del suo ammontare fa sì che le poche risorse che si riescono ad accantonare debbano essere utilizzare per pagarne gli interessi. E così, l’ultimo report della banca d’Italia in materia dipinge una situazione piuttosto allarmante. Il debito delle amministrazione pubbliche, in settembre, è aumentato di 19,5 miliardi rispetto a quello del mese precedente. In totale, siamo arrivati a 1.995,1 miliardi di euro. E’ un nuovo record storico. A quanto si apprende, in particolare, dal supplemento al Bollettino statistico “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, l’aumento dipende per 11,6 miliardi dall’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro e per 8,6 miliardi per impieghi in liquidità. Non solo. Nei primi 9 mesi dell’anno si è registrato un incremento pari a 88,4 miliardi suddivisi in 61,9 miliardi relativi al fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche e in 21,7 miliardi relativi all’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro. Secondo Bankitalia, nei primi tre trimestri dell’anno il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche è stato di 0,9 miliardi più alto di quello registrato l’anno precedente, pari a 61,0 miliardi. Tuttavia, se togliamo dal computo i soldi italiani destinati agli aiuti alla Grecia, pari a 5 miliardi nel 2011, la quota italiana destinata al Fondo salva Stati, ovvero l’European Financial Stability Facility (2,2 miliardi nel 2011 e ben 17,1 nel 2012) e 9 miliardi di euro riversati dagli enti locali nella Tesoreria centrale, i dati risulterebbero diversamente interpretabili. Il fabbisogno per l’anno in corso sarebbe in linea con quello dell’anno precedente.



Contestualmente, la Banca d’Italia ha fatto sapere che nei primi tre mesi dell’anno le risorse provenienti dall’imposizione fiscale sono state pari a 280 miliardi di euro, con un aumento del 2,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente

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