La scorsa settimana, in un’occasione accademica alla presenza di Mario Monti, il governatore della Bce, Mario Draghi, ha sottolineato che il rigore (il pareggio di bilancio) va perseguito tagliando la spesa pubblica e non alzando le tasse. Il fatto mi ha incuriosito perché, in un anno di governo, Monti ha fatto l’esatto contrario.



Draghi ha criticato Monti o Monti per bocca di Draghi ha voluto segnalare qualcosa che non poteva dire apertamente in questa fase politica? Me lo chiedo perché, dopo tanti anni di analisi per cogliere segnali utili agli scenari futuri, sono certo che un governatore di una Banca centrale non parla mai a caso: ogni parola è pesata e controllata con i collaboratori proprio perché gli osservatori le scrutano.



Escludo la critica, non perché Draghi e Monti la pensino allo stesso modo, ma perché lo stile istituzionale a quei livelli lo vieta. Inoltre, Monti si è già criticato da solo più volte, pur assolvendosi nel recente documento di autovalutazione dell’azione di governo: abbiamo dovuto salvare l’euro mostrando che l’Italia può mettere in ordine la propria finanza pubblica e quindi può ripagare il proprio debito, purtroppo alzando le tasse per riuscirci in breve tempo. Monti, poi, non ha nascosto gli errori, forse nella speranza di schivare critiche, giustificandoli con la situazione d’emergenza, per esempio la sottovalutazione dell’impatto depressivo del drenaggio fiscale.



Pertanto ritengo che Draghi abbia voluto dire qualcosa di concordato con Monti. Ipotizzo il seguente messaggio: se l’Italia chiederà l’aiuto del nuovo Fondo salva-stati (Esm), allora la Bce imporrà la condizione di tagli sostanziali e rapidi alla spesa pubblica. Quindi è meglio che li faccia prima in modi calibrati senza aspettare di farseli imporre dall’esterno in modi più duri e tempi più stringenti.

Questo è in effetti il nodo principale da sciogliere nel prossimo futuro: l’Italia dovrà chiedere aiuto o no per garantire il proprio debito? Monti vuole certamente evitarlo, come peraltro disperatamente tenta il premier spagnolo, Mariano Rajoy. Ma anche la Bce vuole evitare di dover veramente attuare questi interventi condizionali d’emergenza, complessi e rischiosi.

Inoltre, la Bce vede nei dati che il rigore ottenuto alzando le tasse deprime crescita e gettito e quindi impedisce il mantenimento del pareggio di bilancio, ostacolando il ritorno della fiducia sul debito italiano. Infatti, lo spread resta pericolosamente alto per il timore del mercato che in Italia governi una politica che non capisce il messaggio qui analizzato.

 

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