Ciò che è in corso in Europa è un processo certo molto complesso e variegato, ma che si può ben definire nelle sue articolazioni costitutive essenziali. È in corso una disgregazione oligarchica assai simile a quella che è in azione da alcuni anni in Italia e che è emersa solo recentemente con il disvelamento del processo di decapitazione democratica dei partiti sub specie semi-parlamentare che è l’essenza del Governo Monti.
In Italia a comandare sono le oligarchie non più invisibili ma visibili. La magistratura, per esempio, si è trasformata da ordine in potere dinanzi agli occhi di tutti: intere città stanno con il cuore in gola per sapere quale sarà il giudizio dei giudici sulla continuità produttiva di fabbriche, esercizi commerciali, destini economici in genere. I gruppi neo-caciquisti dei leaders circondati da potentati economici si disvelano ed escono all’aperto sui palchi e si attorniano di rappresentanti di spezzoni di società politica e financo di organizzazioni di rappresentanza funzionale nate per difendere gli umili e che ora si accompagnano benignamente ai forti; i partiti della comunità di destino non hanno più neppure la parvenza, tanto sono sostituiti da personalismi esasperati o divisi da faglie che un tempo erano contenibili sotto le stesse bandiere: è il potere locale e nazionale che tiene assieme cordate e non correnti politiche.
L’Europa è sprofondata nella stessa entropia disgregatrice. Da un lato si allontana irreversibilmente dal Regno Unito e perde così il più solido riferimento transatlantico senza cui – ricordiamolo – l’Europa muore, perché il suo destino dopo la Prima guerra mondiale è irreversibilmente legato a quello degli Usa e lo sarebbe beneficamente di più se dopo la caduta dello stalinismo sovietico questo processo avesse investito anche la Russia. Invece, è accaduto l’opposto: gli inglesi stanno per lasciare l’Europa definitivamente e i russi sono svillaneggiati continuamente con furore unitamente agli Usa, che per quel che riguarda l’Europa hanno tragicamente sbagliato strategia.
Il centro di questo caos disgregatore è la Germania, che ha perso ogni prospettiva strategica e si dimentica addirittura di Bismarck e pensa di poter sopravvivere creandosi dei nemici sia a Ovest (si veda il contenzioso che ha aperto con la Francia spezzando l’unico asse attorno a cui questa Europa può aggregarsi) sia a Est verso la Russia, capovolgendo alleanze che si credevano irreversibili. L’importante è – in questo unitamente al Regno Unito, anch’esso in crisi strategica – evitare ogni controllo sopranazionale sulle banche tedesche cosicché la verità non venga alla luce: quella degli assets tossici di cui le banche teutoniche sono strapiene, ponendo in pericolo costante tutto il sistema bancario mondiale e non solo europeo.
In questo orizzonte quello che l’Italia dovrebbe chiedere all’Europa è una chimera: all’Europa gli italiani si sono per lungo tempo illusi di dovere e potere chiedere aggregazione contro disgregazione, stabilità contro instabilità, obbiettivi a lungo termine anziché a breve, strategia invece che tattica. Il resto doveva essere una conseguenza: ossia la riforma delle banche dividendo quelle d’affari dalle commerciali, la riforma della Bce assimilando il suo statuto alla Fed, un codice transatlantico di governance finanziaria che superasse le divisioni delle culture di controllo. Tutte chimere che l’Europa teutonica si ostina a non concedere.
Così di disgregazione oligarchica prima si decade… poi si muore.