Raggiunta un’intesa sulla legge di stabilità, che tante polemiche aveva creato nella sua incarnazione originaria. C’era chi, in Parlamento, minacciava di bocciarla del tutto. Adesso i rappresentanti di Pd, Pdl e Udc hanno trovato un accordo con il Governo che prevede alcuni ritocchi: ad esempio, la rinuncia alla retroattività delle nuove misure su detrazioni e deduzioni, l’ipotesi di un taglio del costo del lavoro, la rinuncia alla riduzione dell’Irpef sui primi due scaglioni di reddito e l’aumento dell’Iva solo per lo scaglione “ordinario” dal 21% al 22%. Secondo Luigi Campiglio, Professore di Economia politica all’Università Cattolica di Milano contattato da ilsussidiario.net, «il governo si è probabilmente reso conto che la legge di stabilità nella sua versione originale avrebbe avuto un effetto regressivo non lieve anche sui redditi più bassi. Evidentemente il ragionamento e il buon senso hanno prevalso all’interno del governo».



Campiglio infatti spiega che «con il disegno iniziale si intendeva ridurre di un punto l’Irpef sui due scaglioni più bassi in cambio dell’aumento di un punto dell’Iva e di una riduzione delle detrazioni già a partire da quest’anno. Sul saldo netto ci si è raccontato di tutto e di più, ma sembrava grosso modo in pareggio. Quindi se la diminuzione dell’Irpef non si farà più, i limiti alle detrazioni entreranno in vigore più tardi e se anche l’Iva dovesse aumentare solo parzialmente, a questo punto non sarebbe più neanche un pareggio». In pratica, riassumendo, «nella versione precedente i timori che la Legge di stabilità potesse avere un effetto regressivo anche non lieve proprio sui redditi più bassi era forte. Probabilmente non era nemmeno nelle intenzioni del governo e questo alla fine credo sia il risultato atteso».



C’è stato quindi un miglioramento, seppur lieve. C’è però un’altra questione, ricorda Campiglio: «In quella manovra non si teneva conto per l’ennesima volta della dimensione della famiglia». Con il rinvio del taglio delle detrazioni si ottiene un miglioramento: «È un passo positivo, nel senso che viene eliminato quello precedente negativo. È quasi come dire: uno pari e palla al centro. Evidentemente il ragionamento e il buon senso hanno prevalso all’interno del Governo e ci si è resi conto che il rischio di avere effetti indesiderati, ma molto seri, c’era. Quindi si è spostato il taglio anche per guardare un po’ meglio tutta questa materia».



Dal taglio del costo del lavoro invece Campiglio pensa che in teoria ci potranno essere effetti benefici: «Quando si parla di taglio del cuneo fiscale in sostanza bisogna mettere nel conto che se si agisce sull’Irap, vuol dire che ci sarà una diminuzione delle risorse destinate all’Inps. Quindi si ripropone un problema di copertura a cui sicuramente il governo avrà pensato». Però, aggiunge Campiglio, «non è la prima volta che viene ridotto il cuneo. È una forma che certamente è utile alle imprese in un contesto nel quale aggiustamenti con oscillazione del tasso di cambio non sono più possibili».