Bersanoni. Vi prego di leggere con attenzione la seguente citazione: si accetta di ricevere messaggi “attraverso l’invio di posta, mail, sms, o attraverso contatti telefonici effettuati direttamente, per interposta struttura o preregistrati”. Letto? Bene. Adesso rispondete a una domanda semplice, semplice: chi può essere l’autore di una simile frase che apre le buche delle lettere, la casella di posta elettronica, telefoni e telefonini a qualsiasi tipo di messaggio promozionale? Risposta ovvia, Silvio Berlusconi; perché è esattamente quanto ha fatto appena arrivato al governo autorizzando qualsiasi call center a perseguitare gli italiani, come d’altra parte è ovvio per un signore che ha costruito la sua fortuna, finanziaria e politica, sugli spot, sui messaggi commerciali. Allora insistete? La vostra risposta è Berlusconi? Sì? Ebbene è sbagliata. L’autore di quelle parole, anche se indiretto, è Pierluigi Bersani, segretario del Pd, candidato alle primarie del suo partito. Che in questo si è rivelato simile in tutto per tutto al suo nemico Berlusconi. Quando si tratta di acchiappare qualcosa si comportano come due gemelli.
Mi sono imbattuto in quella frase perché ieri sera mi sono iscritto on line alle primarie del Pd. L’ho fatto per andare a votare per Matteo Renzi. Per carità, non è che lo consideri un nuovo Churchill, però visto quello che passa il convento conviene accontentarsi o, come diceva Montanelli, tapparsi il naso e scegliere il meno peggio. E Renzi lo è perché si pone in antitesi a Bersani che è assolutamente inadatto a coprire posti di responsabilità politica, come ha ampiamente dimostrato quando è stato al governo (anche Carlo De Benedetti aveva lo stesso parere, poi pochi giorni fa ha cambiato idea). Renzi, dunque. Ma sì, vale la pena provare con lui. E così ho fatto. Due settimana fa gli ho versato (on line) 100 euro per la sua campagna e ieri mi sono iscritto alle primarie, sempre on line.
Il percorso è semplice: si va sul sito www.primarieitaliabenecomune.it (riecco l’Italia, come per Berlusconi e Casini) e si seguono le indicazioni. All’inizio ci si imbatte in una dichiarazione di intenti che sembra scritta a quattro mani da un sopravvissuto a una qualche guerra risorgimentale e da un confessore anni ‘50. Ma pazienza: i politici italiani sono maestri della non comunicazione. La si sottoscrive. Poi si mettono i propri dati e si viene informati che, pur nel rispetto della privacy, il titolare di quegli stessi dati, cioè il comitato italiabenecomune organizzatore delle primarie, potrà usarli in qualche modo che non è chiaro. Pazienza, di nuovo. Ancora un paio di clic e si arriva a un foglio pdf da stampare. Lo si dovrà portare il giorno del voto assieme alla carta di identità, alla propria tessera elettorale e a due euro. Queste quattro cose insieme daranno diritto a partecipare alle primarie.
Io ci andrò e racconterò quello che succederà. A prima vista, per Renzi è una battaglia persa: tutto l’apparato del partito, i militanti, le clientele, si sono mobilitati per far passare con metodi bulgari il segretario. D’altra parte che cosa ci si può aspettare? È tutta la vita che Bersani e i suoi sognano il potere e adesso che lo vedono a portata di mano per disfacimento degli avversari, faranno di tutto per bloccare il nemico interno. Peccato. Con Renzi l’Italia potrebbe avere una chance; con Bersani sicuramente no.
Un sorriso rizzoliano. Tagli di testate; vendita della sede di via Solferino e trasloco nella sede di Crescenzago; manager cacciati con stile americano: Lattanzi, Possa, Novello, Stilli e ora, pare, anche il capo della pubblicità Zanaboni. Il novo amministratore delegato di RcsMediagroup, Scott Jovane, non va tanto per il sottile per cercare di rimettere in piedi una casa editrice ereditata in condizioni catalessiche dal suo predecessore, Antonello Perricone. In mezzo a tanta sofferenza, ieri però si è diffusa una voce che ha fatto per un attimo tornare il sorriso sui volti degli indignados rizzoliani: pare che, nella sua lotta ai costi da abbattere, Scott Jovane si stia domandando a che cosa serva pagare un superstipendo a Paolo Mieli, due volte direttore del Corriere e ora parcheggiato alla presidenza della libri della quale non si occupa minimamente, essendo troppo impegnato in comparsate tv in veste di guru politico.
Giovanna nel cuore. Impossibile dimenticare Giovanna Melandri che si è dimessa da parlamentare (il suo partito, il Pd, non l’avrebbe mai ricandidata) e si è fatta sistemare alla presidenza del museo Maxxi. Vorremmo sapere: ha preso la buonuscita da 140 mila euro che (scandalosamente) i parlamentari si sono assegnati e incassano quando lasciano lo scranno o l’ha per decenza devoluta in beneficenza? Sul sito del Maxxi saranno indicate tutte le uscite in modo che noi contribuenti possiamo verificare se realmente ha rinunciato all’emolumento? E magari, mentre ci siamo, diamo un’occhiata alle consulenze che assegna ai suoi amici? E un’occhiatina alle sue note spese? In fondo si tratta di soldi nostri.
Ma Grillo è solo? Una curiosità: il leader del partito dei grillini (lo chiamo così perché lui ha proibito di farlo) quando va in giro per l’Italia a diffondere il suo verbo, provvede da solo alla propria sicurezza o devono farlo le forze dell’ordine nazionali dello Stato? E per caso, gli è stata fornita una scorta?