La famigerata a controversa Tobin Tax si accinge a essere introdotta anche in Italia. Le commissioni Finanze e Bilancio del Senato, a breve, valuteranno la proposta del Governo. Fino a ieri, sembrava che l’imposta, giudicata dai più inutile se non applicata a livello mondiale, fosse connotata dal sapore della beffa. Prevedeva due aliquote distinte, per i mercati regolamentati e per quelli non regolamenti (0,01% e 0,02%). Tuttavia, contemplava talmente tante eccezioni che, di fatto, avrebbe penalizzato quasi esclusivamente i risparmiatori e le imprese. Non a caso, era stata ribattezzata come la norma “salva-banche”. Oggi, invece, si apprende che un emendamento del Governo ne estenderà notevolmente il campo d’azione. Il senatore dell’Idv, Elio Lannutti, membro della commissione Bilancio, spiega a ilsussidiario.net perché non ne è così convinto.
Come giudica la tassa in esame al Senato?
Non disponiamo ancora del testo definitivo. Voglio solamente sperare che il governo abbia recepito l’ordine del giorno approvato dalla Camera in cui, su proposta dell’onorevole Francesco Boccia, si ipotizzava una Tobin Tax con un’aliquota estremamente bassa, ma applicata a qualunque transazione finanziaria.
Rispetto al testo iniziale, c’è un emendamento che include tra le transazioni tassate anche quelle giornaliere e quelle sui derivati.
Nel dl stabilità, attualmente, non c’è nulla.
Come vi muoverete?
Se si tratterà dell’ennesimo favore alle banche, a dimostrazione che questo governo dei banchieri capeggiato da Monti, uomo di Goldam Sachs, fino all’ultimo respiro tutela e difende gli interessi degli istituti di credito, ci opporremo con tutti i nostri mezzi.
Cosa critica, in particolare, di questa Tobin Tax?
L’ipotesi di imposta che sta circolando esclude i prodotti derivati, sulla scorta della falsa affermazione secondo cui, se vengono tassati, chiuderebbero le imprese che se ne avvalgono.
Non è così?
Mi spiace, ma chi afferma queste cose non sa di che cosa parla. Non si può nobilitare un tale strumento mentre la manipolazione del Libor ha prodotto degli arresti a Londra, la Commissione europea ha aperto un’inchiesta sull’Eurolibor, e nel mondo circolano circa 300mila miliardi di derivati, circa 16-18 volte il Pil mondiale.
Quindi?
Ripeto: spero che non si decida di dar seguito esclusivamente ai desiderata dei banchieri.
Va bene, che lei ce l’abbia con i banchieri è chiaro.
Guardi, ho di recente partecipato all’Assemblea della Nato a Washington, dove ho rilanciato la proposta del premio Nobel Roubini: impicchiamo i banchieri in piazza. Devo dire che ha avuto particolare seguito tra i parlamentari.
Addirittura.
Ovviamente, era una provocazione. Sono contro la pena di morte. Ma, almeno, processiamoli in pubblico. Mettiamoli nelle condizioni di non poter più nuocere. Invece, dall’esplosione della crisi, sono ancora più forti di prima, hanno più soldi e più potere.
Lei come se lo spiega?
Perché la politica, che è la difesa generale del bene comune, ha delegato loro poteri che sono prerogativa della sovranità popolare. Non può essere la finanza a dare ordini ai governi che, dal canto loro, eseguono scrupolosi.
Come nel caso la Tobin Tax?
Se sarà approvata nella versione che conosciamo, vorrà dire che sarà stata scritta sotto dettatura dei banchieri. Dall’Abi, dall’Eba, e dalla Bce. Alla quale, per inciso, saranno attribuiti i compiti della vigilanza unificata; ovvero, a chi è responsabile della crisi, sarà dato mandato di evitarne il ripetersi.
(Paolo Nessi)