La situazione economica italiana continua a peggiorare. Abbiamo detto tutto ciò che occorreva dire a questo riguardo. I dati della produzione industriale, del Pil, della spesa sociale, della disoccupazione, del deficit pubblico, per l’aumento del prelievo fiscale e a causa delle misure di austerità sono preoccupanti. Il degrado dell’istruzione a tutti i livelli è aumentato a dismisura, per ammissione dello stesso Ministro. Sono state colpite duramente – da una tassazione che rivela l’incomprensione teorica del fenomeno – le attività non profit e solidaristiche che sono le fondamenta per costruire un welfare sussidiario che rifondi la concezione stessa della solidarietà verso i più deboli, i sofferenti, i poveri. E di ciò non se ne avvedono persone come l’ex Presidente di un’organizzazione gloriosa come le Acli, che è stato anche Presidente del Forum del Terzo settore.



Del resto, come si rileva dalla cosiddetta “Agenda Monti”, il Governo ora ancora in carica per il disbrigo degli affari ordinari era privo di qualsivoglia linea politica e teorica che possa essere condivisa da chiunque abbia una base scientifica solida in questi tempi burrascosi e di crisi che ci sovrastano. L’economia sociale di mercato, è noto, è una varante neoclassica del liberismo incapace di affrontare i problemi della disuguaglianza e dello sviluppo ciclico del capitalismo.



Essa non comprende che il mix tra pubblico e privato non è un’ideologia, ma una necessità che va risolta pragmaticamente nel farsi della storia alternando forme polifoniche di proprietà che ci disvelano che l’alternativa “stato-mercato” è veramente vecchia e desueta. La triade Stato, mercato, cooperazione economica (cooperative, non profit, commons good) è la nuova leva per unire crescita e uguaglianza nella libertà personale. Cosa tutta diversa dal liberismo compassionevole e dal liberismo darwiniano, in un’evoluzione veramente importante, invece, io credo, della Dottrina sociale della Chiesa che parla in modo universale ai bisogni e alle ispirazioni e anche alle utopie di tutte le persone di buona volontà.



L’Agenda Monti è un’agenda di destra politica e sociale e non è affatto moderata. La moderazione o la reazione non si misura per autocelebrazione dei moderati autoproclamantisi tali, in primo luogo per la collocazione nel parallelogramma delle forze in campo ideali e politiche in cui la storia nel suo fluire ci colloca inesorabilmente.

Mario Monti e i suoi seguaci (ma esistono veramente?) saranno giudicati dai loro atti, ma, per favore, non parlino di innovazione e di modernizzazione: il loro operare e il loro dire, così teoricamente debole, li colloca nel solco della conservazione ideale e della stantia retorica neoliberista.