Poco più di un mese fa Jim O’Neill, economista e presidente di Goldman Sachs Asset Management, definiva l’Italia una delle potenziali maggiori sorprese del 2013. Esattamente 33 giorni dopo, invece, il giudizio della banca d’affari americana è evidentemente cambiato: il governo Monti, fa sapere Goldman Sachs, ha fallito la realizzazione della sua promessa iniziale. Guardando dunque ai prossimi mesi, sorge spontanea la domanda: se Monti non è riuscito nel suo compito, tra riforme attuate a metà e obiettivi mancati, come potrà farlo tramite un’agenda programmatica? Lo abbiamo chiesto a Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze.
Cosa ne pensa?
L’intera manovra di Monti si è sostanzialmente autodistrutta. Le sue misure correttive, invece che portare il Pil del 2012 al -1,4%, a causa della depressione economica lo hanno mantenuto al -2,4%, vale a dire la stessa situazione in cui si trovava anche prima di questa attività di governo. Anzi, tali misure hanno generato una recessione che ha di fatto diminuito le entrate e accresciuto il disavanzo, mentre il governo Monti ci faceva sapere attraverso Grilli che in realtà la manovra correttiva stava avendo successo, giocando sul concetto del deficit tendenziale, cosa che all’epoca di Tremonti non era invece consentita.
Di cosa si tratta?
Il deficit tendenziale è sostanzialmente quello che avremmo tenendo conto di una correzione del ciclo economico. Se quindi non ci fosse la depressione dovuta proprio al ciclo economico, potremmo in effetti avere un deficit in miglioramento, ma la realtà è purtroppo decisamente diversa. Quindi, nel momento in cui Grilli comunica che l’Italia non ha bisogno di altre manovre correttive perché è finalmente sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi desiderati, in realtà evita di dire la reale verità.
Vale a dire?
Non abbiamo bisogno di altre manovre, questo è vero, ma di certo non grazie agli obiettivi raggiunti dal governo Monti.
Come mai allora?
Semplicemente perché tra le clausole dell’Unione europea si ritiene accettabile che, in caso di depressione economica, non si insista nel traguardo dell’azzeramento del deficit, purché sia sotto il 3%. E’ quindi paradossale che Monti dica di aver salvato l’Italia dal baratro, visto che finora, come evidentemente confermato da Goldman Sachs, si è reso protagonista di una manovra totalmente inefficace. Tra l’altro, abbattendo il Pil, non si ha il solo effetto di mantenere invariato il deficit pur avendo aumentato le imposte, ma anche un altro.
Quale?
Aumenta automaticamente il rapporto debito/Pil, proprio perché il Prodotto interno lordo si è ridotto. Insomma, non solo ci troviamo nella situazione in cui saremmo anche senza questa manovra, ma, se possibile, addirittura peggio. E’ dunque palese l’insuccesso di quest’ultimo abbondante anno di governo, semplicemente tenuto nascosto dalla propaganda.
Quali sono le maggiori cause di questo che definisce un vero e proprio fallimento?
Senza dubbio la natura altamente recessiva delle misure fiscali che si è scelto di applicare. Solo per fare un esempio, tassando gli immobili si è ovviamente creato un effetto depressivo sugli investimenti immobiliari anche maggiore di quello riguardante i consumi, che comunque ne escono con un ulteriore flessione. Insomma, un vero e proprio disastro.
Come giudica quindi la cosiddetta Agenda Monti?
Come ho già detto in passato sempre su queste pagine, Monti si è limitato a stilare un’Agenda che facesse piacere alla sinistra e con cui potesse di fatto tirare la volata a Bersani. Che poi voglia un posto a tavola, questo fa ovviamente parte della sua strategia. Per Goldman Sachs, però, di certo non si tratta di una mossa molto positiva.
Come si spiega però un attacco del genere dopo gli iniziali elogi?
Monti ha senza dubbio importanti rapporti con il mondo americano. Negli Stati Uniti, però, l’Unione europea viene accettata di buon grado solo se capace di non soffrire l’egemonia tedesca. Gli americani vorrebbero quindi un’Italia particolarmente autorevole in Europa, visto che rappresentiamo gli alleati principi degli Usa dal punto di vista delle strategie politiche, economiche e culturali, ma nel momento in cui veniamo indeboliti perché asserviti allo strapotere tedesco, allora è ovvio che si scagliano contro la politica pseudo europeistica di Monti.
(Claudio Perlini)