Dopo l’allarme lanciato da Confcommercio sulla futura pressione fiscale e dopo aver trascorso quello che è già stato definito il peggior Natale di sempre in quanto a consumi, ecco che anche il nuovo anno si presenta con una nuova, violenta stangata: nel 2013, secondo le ultime stime di Adusbef e Federconsumatori, le famiglie italiane saranno costrette a sborsare circa 1.500 euro in più a causa dei numerosi rincari previsti, dalle bollette fino ai pedaggi autostradali e ai servizi bancari. L’ultima amara novità è la cosiddetta mini patrimoniale, un’imposta di bollo su titoli, conti correnti e risparmi che il prossimo anno si attesterà all’1,5 per mille senza limiti. «Bisogna innanzitutto analizzare le diverse posizioni che si sono venute a creare riguardo questa patrimoniale – spiega a IlSussidiario.net Leonardo Becchetti, docente di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata -. Da una parte Monti ha fatto chiaramente sapere di avere già in parte applicato una sorta di patrimoniale “soft”, introducendo l’Imu e questa tassa proporzionale sui risparmi. Il problema è che una delle maggiori critiche che gli vengono rivolte riguarda proprio la proporzionalità della misura, visto che prevedere una tassa di 34 euro sul deposito titoli anche per piccoli e piccolissimi risparmiatori significa di fatto far gravare tale imposta maggiormente su di loro». Dall’altra parte, invece, continua a commentare Becchetti, c’è la proposta del Partito Democratico «che vorrebbe spostare il peso di questa imposta sul ceto medio-alto, esentando quindi chi si trova sotto una certa soglia di una possibile imposizione patrimoniale. C’è poi anche Berlusconi che, come sappiamo, vorrebbe eliminare definitivamente l’Imu».
Insomma, se prima l’Italia era il Paese con la più bassa aliquota sui patrimoni in tutta Europa, grazie al governo tecnico è adesso seconda solo alla Francia, andando dunque ad allinearsi agli altri paesi del Vecchio Continente che ovviamente hanno già una “Property Tax”. «Dovendo reperire altre risorse – spiega ancora il professor Becchetti – forse non è così sbagliato immaginare che tali fondi provengano da un prelievo proporzionale ai patrimoni, ma questo dovrebbe avvenire con l’obiettivo fondamentale di riuscire a tassare il meno possibile reddito e lavoro, vale a dire le parti più vive, quelle che creano valore economico e che in Italia sono decisamente troppo colpite».
«La mia proposta, come ho già detto altre volte, è sempre quella di tassare di più quello che io chiamo “inquinamento finanziario e ambientale”, quindi la produzione di CO2 e la speculazione finanziaria. In questo senso – continua Becchetti nella sua analisi – è interessante anche la proposta elaborata da Padoa Schioppa che, prima di scomparire, scrisse una nota in cui affermava che per rilanciare l’Europa bisognava imporre due tasse principali: la cosiddetta Carbon Tax, quindi proprio sulla CO2, e una sulle transazioni finanziarie. La mia personale “agenda”, quindi, prevedrebbe una maggiore tassazione su queste due attività che producono in modo diverso effetti negativi sulla società. Inoltre – conclude Becchetti – è altrettanto fondamentale attuare una vera e propria guerra all’evasione fiscale che possa colmare il gap che ci separa dagli altri paesi europei: questo è ovviamente possibile, ma sarebbe opportuno prevedere fin da ora che i proventi vengano poi utilizzati al fine di diminuire la pressione fiscale».
(Claudio Perlini)