Investimenti in picchiata e crisi occupazionale. Il settore delle costruzioni, nei primi nove mesi dell’anno, ha subito un duro colpo. Secondo i dati forniti dall’Ance, l’associazione dei costruttori edili, da gennaio a settembre del 2012 gli investimenti sono calati del 7,6%, in ulteriore calo rispetto all’anno scorso quando si erano attestati al -5,3% e peggio di giugno scorso quando erano al -6%. Mai così peggio dal 2009. E per il prossimo anno le previsioni sono tutt’altro che rosee. L’Ance stima che continuerà la contrazione degli investimenti, che caleranno del 3,8% rispetto al 2012 e rileva come “in sei anni, dal 2008 al 2013, il settore avrà perso circa il 30% degli investimenti e si collocherà sui livelli di attività più bassi degli ultimi 40 anni”. Tutto ciò non può che riflettersi sull’occupazione nel settore edilizio: dall’inizio della crisi si sono persi 360mila posti di lavoro, 72 volte maggiori rispetto a quelli riferiti all’Ilva di Taranto, e 450 volte la perdita di Alcoa. Considerando anche i settori vicini, la perdita occupazionale complessiva raggiunge circa 550mila unità. In più, la compravendita delle abitazioni risulta, nei primi nove mesi del 2012, in calo del 23,9% su base tendenziale. Per ilSussidiario.net abbiamo contattato Roberto Benaglia, Presidente del Comitato Scientifico EIRE, Expo Italia Real Estate, che ha curato la stesura del patto tra imprenditori Real Estate e mondo bancario.



Benaglia, come influisce questa situazione sulle banche e sugli strumenti finanziari?

Il problema va affrontato al contrario. Uno dei motivi principali di questa profonda e prolungata crisi nel settore immobiliare è proprio legato all’indisponibilità delle banche a provvedere alle forme di finanziamento che, di fatto, hanno bloccato tutto il mercato.



Quali i rimedi da mettere in campo per fermare l’emorragia occupazionale nel settore del real estate?

Questo è un problema molto rilevante, soprattutto per le imprese di costruzioni che registrano una forte crisi di produzione che si riflette sull’aspetto occupazionale. Purtroppo, io credo che non ci siano molte soluzioni se non la ripartenza del mercato che è legato a doppio filo a una serie di variabili: la prima è la riapertura dell’accesso al credito da parte degli istituti bancari o a forme sussidiarie di credito per il settore immobiliare. L’altra è quella del miglioramento delle regole di trasparenza e di rappresentatività di questo settore che possa attirare capitali esteri da immettere nel mercato italiano.



Come fermare la continua contrazione degli investimenti prevista per il prossimo anno?

Fare previsioni precise su questo settore è sempre complicato anche perchè il 2012 ha rappresentato uno dei punti più bassi del mercato. Al contempo, immaginare una veloce ripresa è veramente difficile.

 

Il calo delle compravendite, in picchiata del 23,9% nei primi nove mesi dell’anno, non fa altro che alimentare peggioramento dello stato del settore. Da dove ripartire?

 

Il calo dell’acquisto delle abitazioni è legato al problema occupazionale e alla crisi economica e dei consumi: la riduzione delle capacità di spesa delle famiglie ha causato la diminuzione di chi si può permettere un bene fondamentale come la casa. Sicuramente, uno dei segmenti che ancora può dare ossigeno al settore immobiliare è quello del social housing che favorisce quelle classi sociali che oggi hanno una capacità limitata di spesa. Servono, dunque, politiche di housing sociale che devono coinvolgere, in un circolo virtuoso, il settore pubblico, i comuni e le pubbliche amministrazioni.

 

Quali sono le politiche più adatte che il Governo può mettere in campo per favorire la ripresa?

 

Indubbiamente, l’imposizione fiscale sulle abitazioni è troppo forte a sicuramente non può che peggiorare lo stato del settore. Quindi, un atteggiamento di benevolenza sulla fiscalità del capitolo casa sarebbe un elemento più che positivo. In linea di principio, uno degli aspetti su cui insistere è il fatto che il Governo trovi una soluzione affinchè le banche tornino a fare il loro mestiere: la drammatica riduzione del numero dei finanziamenti alle famiglie è un segnale fortemente negativo che dipende, sia dalla scelta di acquisto ma anche, in larga misura, dall’impossibilità di ottenere credito dagli istituti bancari e di trovare abitazioni a prezzi ragionevoli. Insomma, uno dei principali campi d’azione su cui si dovrà lavorare per sbloccare la situazione attuale è il patto fra Esecutivo, mondo bancario e settore immobiliare.