Un attacco piuttosto duro, di cui sfuggono le ragioni. Il ministro Passera, nel corso di un dibattito al Maxxi di Roma, si è detto convinto del fatto che sarebbe già tanto se il Lingotto diventasse una succursale del ramo americano. «Essere una sottomarca di Chrysler, se fatto bene può essere un buon risultato, ma oggi c’è una situazione di non chiarezza sugli investimenti e una perdita di peso del marchio Fiat in Europa a cui immagino l’azienda risponderà con concretezza», ha affermato. Secondo il ministro dello Sviluppo economico, inoltre, gli azionisti dell’azienda sembrano del tutto disinteressati al suo futuro, tanto da lasciarla andare ormai alla deriva. Stefano Cingolani, giornalista economico esperto di Fiat, spiega a ilsussidiario.net come stanno le cose.
Cosa ne pensa delle dichiarazioni del ministro Passera?
Francamente, queste affermazioni sembrano un po’ qualunquiste. Quello che ha detto Passera è cosa nota. Immagino che, essendo un ministro, disponga di qualche dato in più di chiunque altro. Se proprio voleva affrontare l’argomento in questi termini, quindi, avrebbe potuto fornire qualche ulteriore informazione. Se non lo ha fatto, non si può escludere che, semplicemente, stesse andando alla ricerca di visibilità. Un’autopromozione dal sapore politico.
Nel merito, è corretto affermare che gli Agnelli sembrano non curarsi dell’aziende di famiglia?
Beh, noi giornalisti, in effetti, tante volte ci siamo interrogati sul destino degli Agnelli. Diventeranno dei Rockefeller? Si dedicheranno esclusivamente alla finanza?
Il peso della Fiat in Europa è realmente ridotto al punto descritto da Passera?
Anche questa è cosa nota. L’incidenza di Fiat sul mercato europeo non è lontanamente paragonabile a quella di Chrysler. Ma anche qui, il motivo è risaputo: Marchionne non può certo rifare lo stesso errore di Cantarella che mise in campo decine di nuovi modelli ma ne andò bene solo uno. E l’azienda si ritrovò sull’orlo della bancarotta. Ripeto: sono affermazione vere ma estremamente ovvie; alle quali, magari, occorrerebbe dar seguito.
Passera ha anche fatto sapere che il governo sta facendo la sua parte.
Non si capisce a cosa si riferisca. L’unica iniziativa che può mettere in campo è la cassa integrazione in deroga. Per il resto, non stava di certo parlando di finanziamenti o agevolazioni. Se è vero che Fiat ne ha abbondantemente usufruito in passato, oggi non può più farlo perchè andremmo incontro a procedure di infrazione europee.
Perché, in ogni caso, il Lingotto non fa chiarezza circa le sue intenzioni future?
Beh, in parte perché non sono ancora note del tutto a Marchionne. Ma, soprattutto, perché le prospettive sul mercato europeo sono legate a un fattore, sinora, non del tutto chiaro.
Di cosa parla?
La Fiat sta cercando un partner che, a oggi, non ha ancora trovato.
Da sola non può farcela?
No. A causa della crisi di sovraproduttività che riguarda tutto il mercato non può azzardare l’ideazione di nuovi modelli. Oltretutto, rispetto a diversi anni fa, si sono moltiplicati i concorrenti. Un partner consentirebbe, sostanzialmente, di abbassare i costi di produzione. Sta di fatto che, pur mantenendo parte della produzione in Europa, la Fiat dovrà vendere i propri prodotti nei mercati dove, finora, non è riuscita ad approdare, o dove è approdata senza ottenere performance particolarmente brillanti. Specialmente, in Asia.
(Paolo Nessi)