La commissione Bilancio del Senato ha iniziato ieri l’esame della Legge di stabilità e già domani scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti. Tra i provvedimenti in discussione c’è anche la cosiddetta Tobin Tax, ovvero l’imposta sulle transazioni finanziarie. Una sua revisione è quasi scontata, dopo che alla Camera è stato approvato un ordine del giorno, presentato da Francesco Boccia (Pd), che chiede di rivedere il testo del Governo in modo che sia ampliata la base imponibile. In vista di questa probabile modifica, è bene sapere che attualmente esistono quattro tipologie di Tobin Tax. Analizziamole nel dettaglio per capirne i limiti e i vantaggi.



1 – La prima è la cosiddetta Tobin Tax all’italiana (ovvero il testo licenziato dal Consiglio dei ministri), che prevede un’aliquota dello 0,05% su azioni e derivati, sia intraday che overnight. Questa imposta rappresenta la peggiore aspettativa per i mercati finanziari, per le imprese e per i privati cittadini, poiché colpisce nella stessa misura due strumenti che sono invece completamente differenti, ossia azioni e derivati. Inoltre (come evidenziato dai promotori dell’ordine del giorno alla Camera), riguarda solo ed esclusivamente i soggetti residenti nel territorio italiano, mentre esclude di tassare tutta la vera speculazione estera.



Pura demagogia, quindi! La tassazione include persino l’intraday, per cui verrebbero a mancare i presupposti di economicità nell’aprire qualunque tipo di operazione e ciò favorirebbe la fuga immediata dei capitali verso altri lidi. Ma, cosa ben più grave: il gettito atteso, da simulazioni reali fatte attraverso alcuni broker, non supererebbe i 200 milioni di euro. Addirittura, considerando le perdite che si avrebbero su Ires, capital gain, Irap e via discorrendo, alla fine lo Stato arriverebbe a perderebbe soldi.

2 – La Tobin Tax “alla francese”, con un’aliquota dello 0,2% sulle azioni (escluso intraday) e l’esclusione totale dei derivati, sia intraday che overnight. La Francia di Hollande, con questa misura altamente demagogica, porterà nella casse dello Stato solamente degli “spiccioli”. Inoltre, è noto che è il derivato a muovere il sottostante mercato azionario, quindi non si capisce la ragione di questo accanimento sulle azioni, che anzi dovrebbero essere tutelate. Non si capisce poi che gettito possa produrre, perché è tutto “ipotetico”: basterà gli investitori spostino la propria operatività sui derivati perché vi sia “gettito zero”! Complimenti all’esecutivo presieduto da Ayrault, che renderà più fragili le azioni del listino parigino Cac40.



3 – Tobin Tax europea, ovvero quella varata dall’Ecofin, che prevede un’aliquota dello 0,1% sulle azioni e dello 0,01% sui derivati. Apparentemente meno pesante di quella italiana, solo perché tassa in maniera diversa gli strumenti derivati, resta dannosa per il circuito delle azioni, che vengono penalizzate più del relativo derivato! Ancora una volta ciò avvantaggerebbe solo operazioni speculative. Non si comprende nemmeno se nella Tobin Tax all’europea sia escluso l’intraday. A ogni modo resta anche essa un’imposta che non produrrà gettito, se non applicata sull’intero sistema finanziario, e allo stesso identico modo. Per ora non vi sono simulazioni reali sulla stessa.

4 – Tobin Tax proposta da Ifmadvisor, che prevede 1 euro su azioni e derivati, 0,002% su derivati diversi (forex, cfd) e 0,05% su derivati over the counter. Saremo di parte, ma questa resta la tassa più sensata: anzitutto produce il gettito atteso, perché redatta su numeri reali, e non su ipotetiche rappresentazioni simulate. Nessun investitore, infatti, sposterebbe la propria operatività qualora dovesse pagare 1 euro in più per azioni e derivati. E non peserebbe né sul piccolo investitore, né sul grande (italiano), ma solo sulla speculazione estera. 

Basti pensare che la transazione media di un investitore nostrano è di circa 7000 euro a eseguito: con la Tobin all’italiana sarebbe costretto a pagare 3,5 euro; con la Tobin francese ben 14 euro; con la Tobin europea 7 euro; con la nostra solo 1 euro! Inoltre, la nostra Tobin Tax tassa in maniera pesante i derivati over the counter, ovvero quelli più speculativi. E non comporta illiquidità sul mercato. Molto semplicemente, non fa danni.

Leggi anche

TOBIN TAX/ La "follia" europea ci costerà 15 miliardiTOBIN TAX/ La balla che prepara una nuova "stangata" europeaTOBIN TAX/ Il doppio autogol dell’Italia che spiana la strada agli speculatori