Può essere che la situazione sia meno grave di quello che sembri. Di sicuro, la decisione del Pdl di astenersi dal voto di fiducia sul dl sviluppo alimenterà un clima di incertezza e la sfiducia dei mercati. Ci saranno ripercussioni in termini economici reali. Tutto ciò potrebbe non bastare, ha detto Napolitano, a suscitare «allarmi sulla tenuta istituzionale del nostro Paese». Da qui, l’invito del capo dello Stato a «non fasciare tutto». Guido Gentili, editorialista de Il Sole 24 Ore ci spiega quali scenari si prefigurano.
Anzitutto, secondo lei a che gioco sta giocando il Pdl?
Oggi sappiamo che Berlusconi sarà il candidato del Pdl. Ma, fino a poco tempo fa, il partito non sapeva con che leader sarebbe andato alle elezioni. Il che ha creato non poche frizioni al suo interno. A questo si affiancano questioni di natura più generale, a partire dallo schema di politica economica portato avanti dal governo: sono stati raggiunti risultati importanti in termini di recupero di credibilità, ma siamo in recessione, con prospettive di ripresa a lunghissimo termine. Tutti i recenti provvedimenti messi in cantiere avrebbero dovuto dare una spinta sul piano della crescita. Ma non ci sono risorse. L’esecutivo, quindi, si è mostrato agguerrito sul piano dell’aggravio fiscale, ma non altrettanto su quello dello sviluppo. Il tutto, si è combinato con l’ingorgo legislativo degli ultimi tempi. Le parole del ministro Passera, infine, hanno rappresento la goccia che ha fatto traboccare il vaso e precipitare la situazione.
Il partito di Berlusconi cosa spera, quindi, di ottenere?
Di limitare i danni, facendo leva sul sentimento anti-montiano di molti suoi elettori. E di avvicinare la data delle elezioni. Prima si vota e meno probabilità ci sono di riuscire a modificare la legge elettorale. Il Porcellum andrebbe bene a Berlusconi, perché gli consentirebbe di nominare i candidati nelle liste bloccate; ma, d’altro canto, non dispiacerebbe neppure a Bersani, perché gli assicurerebbe il premio di maggioranza per governare. Non è esclusa, infine, una rimonta del Pdl tale da impedire al Pd di ottenere la maggioranza anche al Senato. A quel punto Berlusconi potrebbe sedersi al tavolo della trattativa per decidere il futuro del governo.
Tutto questo, che effetti determinerà sui mercati?
Eravamo sotto i riflettori un anno fa, ma ci siamo tuttora. A prescindere dal fatto che, di recente, lo spread era diminuito. I mercati non avrebbero comunque potuto tollerare a lungo questa situazione di ingorgo legislativo (derivante anche da una maldestra calendarizzazione dei lavori parlamentari), di incertezza politica e di assenza di crescita. E lo spread sarebbe comunque risalito.
L’episodio di ieri accelererà il processo?
E’ probabile, anche se non è possibile stabilire in che misura. Ieri, effettivamente, si è determinato un ritocco al rialzo dopo le dichiarazioni di Passera e in seguito alle dichiarazioni di astensioni sulla fiducia del Pdl.
Manterremo, perlomeno, l’autorevolezza riguadagnata in questi mesi?
Se si andrà a elezioni in maniera estremamente rapida, magari a febbraio, nel frattempo non ci sarà un cambio di governo. E se il premier resterà Monti, non credo che ci sarà alcuna perdita in tal senso. Sul dopo, nessuno può dirlo.
Sul fronte dell’economia reale, cosa potrebbe accadere?
L’onda lunga delle recessione non si è esaurita, mentre dobbiamo aspettarci segnali negativi rispetto alla crescita e all’occupazione. Se si inaugurerà una fase di scontro elettorale violenta, giocata su temi evocativi quali l’uscita dall’Europa o dall’euro, lo scenario potrebbe implodere.
La situazione italiana potrebbe ripercuotersi su quella europea?
La Grecia, finché il suo debito non sarà tagliato, difficilmente giungerà a una soluzione conclusiva. Ma la Germania, a breve, andrà a elezioni e, fino ad allora non lo permetterà. In Spagna, nel frattempo, si è ripreso il dibattito circa la possibilità di richiedere gli aiuti a breve termine. Dopo la Spagna ci siamo noi. Se arrivassimo all’inizio dell’anno in una situazione di rinnovata emergenza, il quadro europeo si complicherebbe decisamente.
Come se ne esce?
Dobbiamo preservare alcuni capisaldi, come ha suggerito Napolitano parlando di questa fase «convulsa». A partire dalla legge di stabilità. Non votarla darebbe al mondo intero l’impressione che abbiamo definitivamente perso la bussola.
(Paolo Nessi)