Gli evasori fiscali avranno vita dura. Anche i cittadini onesti, però, non sono esenti da rischi. Si chiama redditometro l’arma micidiale ideata dall’Agenzia delle entrate per falcidiare l’evasione fiscale; è destinato alla persone fisiche e si avvale dell’incrocio di numerosi dati – dal reddito dichiarato a un centinaio di voci di spesa – allo scopo di verificare la congruità. «Si tratta di un strumento che determina un reddito presunto in virtù delle spese sostenute dal contribuente tale per cui, quando si produce uno scostamento pari a circa il 20% dal reddito reale, l’amministrazione chiede chiarimenti, secondo il principio dell’inversione dell’ordine della prova. Ovvero, dovrà essere il contribuente a dimostrare di non essere nel torto e come ha acquisito le risorse per compiere quelle spese», spiega Paolo Costanzo, commercialista titolare dell’omonimo studio contattato da ilSussidiario.net. «Al privato cittadino, inoltre, verrà fornito un software, per comprendere se i beni acquistati lo potrebbero porre sotto la lente del fisco». Si diceva dei rischi anche per chi è in regola. «Tutto ciò non porrebbe alcun problema – continua Costanzo-, se il rapporto tra Stato e cittadino fosse sano. Non sempre lo è, e il rischio di un clima da caccia alle streghe potrebbe determinare, in molti accertatori, l’atteggiamento di chi non intende sentire spiegazioni. Anche laddove il contribuente avesse palesemente ragione».
Se così effettivamente fosse, non dovrebbe temere alcunché. «Non sempre è così. Anzi. Sovente mi è capitato di avere a che fare con situazioni paradossali: cittadini che nonostante avessero dimostrato i motivi di una diminuzione del reddito rispetto ai costi sostenuti, (ad esempio, in occasione di gravidanze), hanno dovuto avere a che fare con funzionari che non hanno voluto sentire ragioni. E, piuttosto di assumersi l’onere di un contenzioso, hanno preferito pagare e transare».
Il cittadino potrebbe anche vincerlo, tuttavia, il contenzioso. «Sì, ma la somma contestata va erogata immediatamente, salvo la richiesta di sospensiva, che richiede procedure estremamente complicate. Una volta vinto, tale somma andrebbe richiesta indietro. E, con i tempi dello Stato, viene restituita mediamene dopo 6-7 anni. Capita che qualcuno preferisca versare direttamente, magari, 1500 euro piuttosto che dover andare per commercialisti o avvocati, spendendo tempo, risorse, denaro ed energie».
Il professor Muraro, su queste pagine, sosteneva che il problema consiste in chi controlla il controllore. «È così. Non sempre la qualità degli accertatori è all’altezza del ruolo ricoperto e, effettivamente, si possono facilmente generare episodi di corruzione. Molti, in Italia – mi riferiscono diversi finanzieri svizzeri -, stanno trasferendo le proprie sostanze in Svizzera. Legalmente, dichiarando il tutto, ovviamente; ma il problema è che hanno paura che il finanziere italiano, in grado di conoscere le disponibilità finanziarie di chiunque, possa seguire comportamenti censurabili, comunicando tali dati, ad esempio, a dei malintenzionati».
Ci deve pur essere un modo per dormire sonni tranquilli. «Le criticità fisiologiche non possono essere eliminate, ma non devono diventare patologiche. L’amministrazione pubblica, ad esempio, ha implementato i controlli interni. Questo non basta. Lo stesso controllore deve essere controllato dal medesimo sistema, e sospettato laddove il suo reddito discosti dalle sue spese. Se un finanziere è proprietario di una villa, qualcosa non quadra».