«Da un certo punto di vista, tra questo taglio e quello che l’Italia ha invece subito poco tempo fa non cambia molto, e la vera questione sta nel capire se saremo in grado o meno di mantenere gli impegni presi e di migliorare in maniera considerevole lo stato della nostra economia», afferma, raggiunto da ilSussidiario.net, Emilio Colombo, docente di Economia internazionale alla Bicocca di Milano, che commenta il ritocco al ribasso del rating italiano da parte dell’agenzia Moody’s, portato così da A2 a A3, con out look negativo. «L’operazione che sta facendo Monti – spiega Colombo – è certamente molto delicata, piena di incognite e ovviamente non semplice, e attualmente quello delle agenzie di rating sembra più un atteggiamento di attesa: i risultati delle manovre ancora non sono visibili, come è normale che sia, e per adesso si preferisce mantenere un giudizio negativo. Ma era abbastanza scontato, tanto che oggi il mercato non ha reagito in maniera così rilevante, e l’asta dei Btp di stamattina è stata tutto sommato positiva. Questo fa capire quanto probabilmente questo taglio da parte di Moody’s fosse prevedibile, ma il vero problema, come detto, riguarda tutto ciò che accadrà al nostro Paese nei prossimi anni, cosa che attualmente non può sapere nessuno».

Quindi secondo lei quali potranno essere le maggiori conseguenze di questo taglio?

Proprio perché questo taglio era praticamente già annunciato, per adesso non si vedono grosse conseguenze, tant’è che lo spread non è neanche aumentato, e così continuerà a essere se Monti farà quello che deve fare e se l’Europa riuscirà a trovare un accordo condiviso riguardo la crisi del debito sovrano.

Si spieghi meglio

Il problema del debito sovrano in Europa ha una causa “domestica”, vista la presenza di paesi, come l’Italia, che sono più in difficoltà di altri, ma semplicemente perché sono peggiori i fondamentali economici. Non possiamo però pensare di risolvere questo problema semplicemente aspettando che ognuno faccia i propri compiti a casa, ma deve esserci un meccanismo con il quale l’Europa possa accompagnare questi Paesi nel loro percorso di risanamento. Il problema è che fino a oggi l’Europa non è stata capace di fare scelte chiare in questa direzione. In Italia è cambiato il governo e ora stiamo mettendo in campo numerose riforme, e lo stesso è successo in Spagna, quindi resta da capire in che misura queste mosse dei singoli paesi possano essere accompagnate anche da un progetto complessivo europeo. Questa componente è fondamentale se si vuole vedere migliorare la situazione.

Infatti per Moody’s il taglio del rating da A2 ad A3 è dovuto innanzitutto alle incertezze legate alla situazione europea e tutto ciò, hanno spiegato gli analisti dell’agenzia, «peserà sulla già fragile fiducia dei mercati».

Questo è evidente, ma i mercati da un certo punto di vista si fidano molto più di Monti di quanto non lo facciano dell’Europa. Pur sapendo che non possiamo prescindere dalla componente europea, a oggi le politiche messe in campo dall’Italia sono state sicuramente doverose e per molti versi giuste, ma i loro frutti saranno visibili solo tra diversi mesi. In realtà questo taglio non apre quindi particolari scenari e tutto andrà avanti come prima, e d’altronde credo che nessuno immaginasse miracoli istantanei da parte di Monti. L’Italia deve continuare nella sua strada per risolvere problemi che si trascina da anni, e da questo punto di vista anche l’Europa deve migliorare.

Come commenta invece il taglio del rating anche di Spagna e Portogallo?

Esattamente nella stessa ottica italiana, solo che il Portogallo si trova in una situazione molto peggiore della nostra, mentre la Spagna ha una disoccupazione giovanile al 50% e complessiva al 22%. E’ un Paese fortemente in difficoltà, oltre ad avere un settore bancario che è molto più traballante del nostro, quindi da questo punto di vista quella di Moody’s è stata un’azione assolutamente attesa e prevedibile.

 

(Claudio Perlini)