Si parla correttamente, in Italia, di un “capitalismo di relazione”, contrapposto al capitalismo iperliberista all’americana, che guarda solo ai soldi e non riconosce nessuna priorità ai rapporti interpersonali. Ebbene, il premier Mario Monti, il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, il ministro del welfare Elsa Fornero sono personaggi dalle competenze tecniche e dal profilo deontologico specchiato, ma contemporaneamente sono frutti eccellenti eppure tipici del capitalismo di relazione. Monti, consigliere d’amministrazione della Fiat e della Goldman Sachs, oltre che esponente del gruppo Bilderberg e della Trilateral. Passera è stato apprezzatissimo capo di Intesa Sanpaolo dopo aver gestito le Poste su incarico dell’allora premier Ciampi e aver per vent’anni lavorato come braccio destro di Carlo De Benedetti, il meno irregimentato dei capitalisti italiani, ma pur sempre grande capitalista. La Fornero, al di là della brillante carriera accademica, è stata un esponente autorevole della più importante fondazione bancaria italiana…



Questa lunga premessa per arrivare a una domanda: che verosimiglianza ha l’idea che da una simile terna possa scaturire qualche riforma realmente capace di ribaltare le regole del sistema? Migliorarle sì, riscrivendole anche in buona parte, ma renderle più efficienti, non per ribaltarle. Come, secondo molti, in tanti casi sarebbe necessario. Ed è quel che traspare nella campagna delle liberalizzazioni avviata e oggi in itinere alle Camere.



Prendiamo il caso delle polizze. Un provvedimento sacrosanto: tutti gli agenti assicurativi devono diventare, di fatto, multimandatari, e presentare così ai clienti le offerte di più compagnie, non solo della propria; ma chi conosce il settore sa bene che la categoria degli agenti svolge di solito un ruolo di pura intermediazione, utile soprattutto a scoraggiare il cambio di compagnia da parte dei clienti, e che sarebbe il caso di chiedersi quanto abbia senso conservarne la funzione, o per quanto tempo. Sono stati “aboliti” gli agenti di cambio, potrebbero ben esserlo anche quelli di assicurazione: non dall’oggi al domani, ma gradatamente; internet basta e abbonda a comprare le polizze, per le liquidazioni già lavorano i centri sinistri delle compagnie…. La scatola nera per le auto, tracciando velocità, tragitti, accelerazioni e decelerazioni ha la possibilità tecnica di eliminare alla radice la maggior parte delle truffe; dovrebbe essere obbligatoria e il costo, peraltro modesto (un terzo del premio medio annuo di una Rc auto), andrebbe ovviamente sostenuto dalle compagnie, in cambio della fine dei contenziosi per truffa: peccato che la riforma del governo si limiti a suggerirne l’adozione e non a imporla.



Per calmierare le parcelle professionali, il governo aveva pensato di imporre i preventivi obbligatori alle categorie. Apriti cielo, proteste a 360 gradi e retromarcia: preventivi facoltativi, come non averli.

Banche: il governo proibisce agli istituti di credito di imporre ai clienti che stanno per sottoscrivere un mutuo immobiliare di comprare anche una polizza vita emessa da una propria compagnia controllata, pratica scorretta ed esosa. Non potranno più imporlo, ma suggerirlo sì. E quando glielo suggeriranno? In sede di negoziazione del mutuo, col cliente praticamente in ginocchio davanti al bancario. In sostanza: le polizze sottoscritte continueranno a essere nella stragrande maggioranza dei casi quelle emesse dalle stessa banca mutuante, con un filo di decoro in più. Altro sarebbe stato se le banche non avessero potuto più vendere le proprie polizze, ma necessariamente polizze altrui.

E ancora, le pompe di benzina: una piccola parte dei gestori proprietari potranno cambiare gestore. E perché non tutti? Infine, ma giusto per non tirarla troppo in lungo, lo scorporo della rete gas dall’Eni, decisione sospetta perché progettata per un futuro anteriore in cui questo governo non sarà più in carica e quindi destinata a essere rivista dal successore. È chiaramente una norma discussa e discutibile, perché pretende di liberalizzare a valle, cioè nella fase della distribuzione, il prezzo di un prodotto, il gas, che è praticamente monopolistico a monte, nella fase della produzione. Mentre nulla ha fatto il governo per liberalizzare i rigassificatori, quegli aggeggi odiati dagli ambientalisti ma indispensabili, grazie ai quali uno Stato può decidere da chi comprare il gas, senza dipendere dai gasdotti dai quali, una volta allacciatisi, non ci si stacca più.

Insomma: tutte cose utili, da fare. Se si trattasse di firmare oggi se farle o no, qualunque cittadino di buon senso dovrebbe firmare per il sì. E bravo Monti. Ma questa carrellata di ottime idee e sacrosante migliorie apportate al sistema fa nascere un empito di “benaltrismo”. Sono cose utili, ma “ben altre” andrebbero fatte. E non sono state fatte, perdendo un’occasione forse unica. Perciò, bravo Monti, bravo Passera, bravo(a) Fornero. Ma attenzione a santificarli. Sono continuisti, non rivoluzionari. Ed in fondo è un peccato.

Il potere e la reputazione di cui il governo gode, vista la fase commissariale ed emergenziale in cui sta gestendo l’Italia, avrebbe forse potuto indurlo a osare di più. A sovvertire dalle fondamenta alcuni snodi arrugginiti del sistema. Ma come attenderselo, se i suoi capi proprio di questo sistema sono stati e sono massimi esponenti?

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