Questa settimana il Senato ha approvato il Decreto Milleproroghe, che, come ogni anno, contiene diverse disposizioni sulle più svariate materie. Al suo interno vi è una norma che sta facendo discutere. Si tratta dell’articolo 22 bis che aumenta da 5 a 13 anni la moratoria in materia di contraffazione del design. Un provvedimento che rischia di penalizzare quelle imprese che, grazie proprio al design, riescono a rendere unici i loro prodotti e a esportarli in tutto il mondo. Ed è per questo che, come abbiamo scritto mercoledì, FederlegnoArredo (l’associazione di categoria che dal 1945 rappresenta l’eccellenza dell’industria italiana della filiera legno-arredo) ha deciso di dar vita a un’iniziativa di protesta affinché questa legge non venga approvata in via definitiva. Per capire meglio le conseguenze e le possibilità di modifica di questa norma abbiamo interpellato Raffaello Vignali, Vicepresidente della Commissione Attività produttive della Camera, dove il Milleproroghe dovrebbe essere votato lunedì 20 febbraio.
Cosa pensa di questo articolo che è stato inserito nel Milleproroghe al Senato?
In questa vicenda è prevalsa una norma che determina una palese ingiustizia, una violazione di una direttiva comunitaria che stabiliva una moratoria scaduta da oltre sei anni e anche di un principio costituzionale, ovvero la non retroattività delle norme. La norma approvata, nella fattispecie, non riconosce il diritto di quelle imprese che sostengono i costi dei diritti d’autore e di design, che spesso sono assai ingenti, e crea loro un notevole danno economico. Infine, non si risolvono problemi complessi con emendamenti come quello approvato.
Come ha appena accennato, questa norma appare in contrasto con una direttiva comunitaria e una sentenza europea. Il nostro Paese rischia quindi una sanzione da Bruxelles in caso di una sua definitiva emanazione?
La direttiva europea del 2001 concedeva una moratoria di cinque anni. La procedura d’infrazione era già stata aperta da Bruxelles. Serviva dunque una norma che mettesse al riparo l’Italia da sanzioni e non una che aggravasse la nostra posizione. Con il dispositivo approvato, la condanna dell’Italia è una certezza, non un semplice rischio. Il problema, se non viene modificato il dispositivo approvato che allunga la moratoria fino al 2014, è che la procedura di infrazione rischia di concludersi un anno dopo, nel 2015. Insomma, oltre il danno, la beffa.
Uno dei punti di forza delle eccellenze del settore del nostro Paese è la continua innovazione, in cui il design ricopre un ruolo importante. Quanto può incidere negativamente il fenomeno della contraffazione sugli investimenti, specie in un momento di crisi come quello attuale?
La difesa di un diritto e la certezza della norma sono gli elementi essenziali per qualunque investimento. Se non vengono tutelati in Italia, le imprese spostano le produzioni in altre aree geografiche. Ma, sul versante opposto, anche copiare i prodotti delle altre aziende non è una soluzione, nemmeno per chi lo fa. Le nostre imprese più vivaci, anche quelle piccole, non solo i grandi marchi storici del design, hanno capito da tempo che possiamo competere a livello globale unicamente per la qualità e aggiungendo ai prodotti un valore maggiore.
In che modo?
Fino a 10-15 anni fa, ad esempio, i rubinetti e le maniglie delle porte erano venduti a peso. Poi sono stati interpellati i designer per trasformarli in oggetti d’arredo. Questo, unito all’innovazione, ha permesso alle nostre imprese di non soccombere di fronte alle produzioni del Far East ma, anzi, di guadagnare nuovi mercati. Questa è la strada. Una piccola impresa può non avere le risorse per pagare le grandi archistar, ma può coinvolgere i giovani e preparatissimi designer che escono dal nostro sistema formativo. Conosco per esperienza diretta i corsi di design industriale del Politecnico di Milano, che uniscono in modo innovativo il disegno con la conoscenza dei nuovi materiali e delle nuove tecnologie produttive. La strada per crescere è questa, non certo “fare i cinesi”.
Il Milleproroghe arriverà ora “blindato” per il voto della Camera. Ci sono spazi per una modifica della norma?
Non conosco le intenzioni del Governo in proposito. Per parte mia, proporrò con altri parlamentari una modifica in linea con la Direttiva della Ue. Se vogliamo la crescita dobbiamo difendere le nostre produzioni: il “made in Italy” va tutelato sempre, non a corrente alternata.
(Lorenzo Torrisi)