“Ossessione del bilancio”, “Fondamentalismo germanico”. Il professor Luigi Campiglio, docente di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, non spara a casaccio. Arriva a definire le attuali scelte europee dopo aver ragionato con grande rigore logico, com’è nel suo costume di studioso riflessivo e appassionato. E lo dice dopo aver guardato i risultati di questa governance europea, che si riunisce con scadenze immutabili (lunedì ci sarà l’Eurogruppo), che incrocia le telefonate, in conference call, tra Berlino, Roma e Atene (è avvenuto ieri), ma che non risolve un problema se non all’insegna dell’austerità e del rigore. Una politica, di fatto, che sta mettendo in ginocchio l’Europa e che, aspetto più pericoloso, sta facendo impallidire lo spirito europeistico.



Siamo sempre allo steso punto, professore. Le stime sulla crescita dell’Eurozona sono state riviste. Al ribasso naturalmente.

Purtroppo queste sono le conseguenze di una precisa situazione. Il Paese di riferimento, chiamiamolo in questo modo, che in linea di principio potrebbe generare la crescita, per una serie di motivi, richiede a tutta Europa una politica di restrizione della domanda aggregata. Quello che sta facendo la Germania mi sembra sbagliato e non penso proprio che negli Stati Uniti, dove c’è un cenno di ripresa, siano particolarmente contenti di questa politica economica.



È anche per questa ragione che il presidente Usa, Barack Obama, si è intrattenuto a lungo con il nostro premier, Mario Monti?

Senza dubbio quello era uno degli scopi principali. Ma io credo che Monti sia un ottimo messaggero e ho visto che ha fatto anche delle osservazioni importanti e interessanti in sede europea. Ma le osservazioni e i messaggeri a volte non sono sufficienti. A questo punto, penso che sia necessario che lo stesso Presidente Barack Obama incontri il Cancelliere tedesco Angela Merkel. Le osservazioni e i messaggi, in una situazione come questa, ormai non bastano più.

Perché?



Perché sta prevalendo una sorta di “fondamentalismo germanico” dove si mette in atto una linea punitiva verso i paesi che hanno problemi nel rapporto tra debito e Pil. Questo comporta una situazione che sta diventando insostenibile e può provocare danni gravi, molto gravi. Anche per l’Italia. Dopo la crisi che è arrivata dall’America e quello che è accaduto in Europa noi stiamo avviandoci a gonfie vele in quello che temevano, il “double dip”. Di questo gli americani se ne sono resi conto. E vedono i segnali di una loro ripresa sfumare di fronte alla situazione europea.

Stanno emergendo contraccolpi politici seri di fronte a questa situazione, riflessi politici che mettono in luce allo stesso tempo disagi sociali profondi e anche dei risentimenti nazionali.

Devo dire che ho guardato, come molti altri, con disorientamento alle dichiarazioni tedesche sulla Grecia. Chiedere in questo modo, a un Paese già sconvolto, di essere commissariato rischia di essere un gioco molto pericoloso. Sembra quasi che vogliano raggiungere un punto di rottura. Mi permetto di dire che la Germania sta facendo un gioco molto pericoloso. E mi permetto di aggiungere che se la Grecia è commissariata in questo modo, noi italiani siamo dei “vigilati”. Usiamo questo termine.

Ormai prevale solo una preoccupazione, quella di far quadrare i bilanci degli stati.

Ormai è diventata un’ossessione. E l’ossessione è guardare solo una cosa, dimenticandosi invece di mettere ordine nella finanza, nel sistema finanziario. Dimenticandosi inoltre delle persone, della vita delle persone e della politica. Il risultato di tutto questo è la caduta di uno spirito europeo generale. Qualche anno fa c’era la fila di paesi che volevano entrare in Europa, oggi mi sembra che non siano molti quelli che vi aspirano.

Intanto il Presidente federale della Germania, Christian Wulff, si è dimesso e la signora Merkel ha “saltato” l’appuntamento di Roma.

Su queste vicende si devono esprimere i giuristi, i penalisti. Non credo che siano esempi che possano diventare determinanti.

Torniamo alla situazione italiana, professore. Siamo tecnicamente in recessione.

È vero che il governo Monti ha conquistato la credibilità su una concezione, quasi senza eccezioni, delle regole del gioco che la Germania chiede. Ha fatto delle osservazioni, come dicevo prima. Ma vista la situazione possiamo dire che, se tutto va bene, il 2012 passerà come un anno neutro e speriamo che non ci sia la necessità di una nuova manovra. Ma con questo micidiale “Fiscal compact” e lo stato attuale dell’economia che cosa avverrà l’anno venturo? Il minimo che si possa pensare è che occorrerà predisporre una nuova manovra. Il fatto è che in questa area dell’euro non c’è coesione. Questo è il vero problema da affrontare. La Germania può essere il Paese di riferimento dell’Europa, ma deve ritrovare uno spirito europeo.

Lei crede che a Berlino si comprenda tutto questo?

I termini della questione sono due: o la Germania entra nello spirito europeo, oppure corriamo dei seri rischi, dei pericoli. Io spero che la situazione non si deteriori e che la vecchia spinta europeistica sia rilanciata. La mia è una speranza.

 

(Gianluigi Da Rold)

 

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