L’Italia è in recessione. Cause: combinazione tra calo della domanda globale, dovuta alla stagnazione in America nel secondo semestre 2011, e deflazione interna sia per tagli alla spesa, sia per tasse crescenti, complicate dalla restrizione del credito a sua volta dovuto alla crisi di sfiducia sull’affidabilità del nostro debito. Ma di quanto cadrà il Pil nel 2012? In autunno il governo ha previsto un calo dello 0,5%; Confindustria dell’1,6%; a gennaio il Fmi di ben il 2,2%; a inizio febbraio alcuni istituti privati hanno proposto uno scenario ottimistico di solo -0,3%. Sabato scorso Banca d’Italia ha detto: sarà -1,5%, cioè circa 22-25 miliardi persi dal complesso dell’economia italiana nel 2012. E ha aggiunto che la ripresa è prevista ai primi del 2013.



Non si è mai visto un tale balletto di cifre previsionali. Possiamo credere che il -1,5% sia la più probabile? Il Fmi è stato più pessimista perché ha scontato una continuazione dell’emergenza debito, cioè costi crescenti per il suo rifinanziamento, che ora pare di entità minore, salvo impatti catastrofici a seguito dell’insolvenza greca. Ma il numero dato è comunque utile perché indica un caso peggiore in quantità non tali da produrre catastrofi. Il caso migliore, al momento, è il -0,3%.



Banca d’Italia e Confindustria hanno collocato le loro proiezioni nel mezzo, la seconda calcolando che a metà anno la restrizione del credito e la crisi di fiducia sul debito italiano saranno di impatto minore e in via di soluzione. Ciò rende la previsione di -1,5% del Pil e della data del rimbalzo relativamente ottimistica: il sistema terrà, la traiettoria verso il pareggio di bilancio nel 2013 potrà essere rispettata con aggiustamenti non drammatici sul lato dei tagli di spesa pur nell’ambito di un gettito fiscale minore, il danno alla struttura economica non sarà tale da impedire la ripresa (come invece sta accadendo in Grecia).



Ma a quali condizioni potrebbe migliorare? L’America è in ripresa veloce e ci si può aspettare un rialzo della domanda globale da metà anno in poi con effetto sul nostro export. La Bce sta continuando il programma di immissione di liquidità illimitata e a basso costo nel sistema bancario e tra qualche mese dovrebbe avere effetti sul credito. Se anche abbasserà i tassi e il cambio dell’euro, se l’articolo 18 verrà sostituito con garanzie più pro-sviluppo, se il governo Monti terrà e se sarà prevedibile che nelle elezioni del 2013 prevarrà un’offerta politica ordinata e responsabile,in grado di convincere il mercato internazionale che compra titoli di debito che l’Italia è guarita dal cancro della politica incompetente e arruffona, allora il calo del Pil potrebbe essere minimo e la ripresa già visibile a fine anno.

In particolare, i fattori principali (interni) che potrebbe perfino evitare la recessione sono due: (a) ripresa degli investimenti da parte delle imprese grazie alla prospettiva di una maggiore e meno costosa flessibilità in uscita (se posso licenziare allora assumo); (b) il segnale che non vi saranno peggioramenti e che quindi le famiglie potranno tornare a spendere per consumi i denari che ora risparmiano in vista di guai. La prima azione induce il secondo effetto e ciò determina la priorità di abbattere il muro delle garanzie depressive difeso dalla Cgil.

Ma se dovessi dire quale singolo fattore potrebbe avere il migliore effetto di ripresa non avrei dubbi: la Bce tiri giù il costo del denaro, portandolo allo 0,5% dall’1% di oggi, e abbassi il cambio fino alla parità con il dollaro. Se così, scommetterei che perfino usciremo dalla recessione entro il 2012.

 

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