Il premier italiano, Mario Monti e quello Britannico, David Cameron, più quelli di altri dieci Paesi europei, a sorpresa scrivono una lettera in cui illustrano le priorità per uscire dalla crisi. Destinataria, l’Europa. Tra i mittenti, cosa del tutto inedita e inusuale, non ci sono Francia e Germania. Alla missiva, in cui la fase che stiamo attraversando viene definita pericolosa a causa della crisi che aumenta, hanno preso parte Polonia, Olanda, Estonia, Lettonia, Finlandia, Irlanda, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna e Svezia. Un’alleanza del tutto singolare, tra Paesi della zona euro e altri che non ne fanno parte, tra Nazioni del nord e altre del sud Europa che chiede di rispondere all’appello proveniente dai propri popoli affinché vengano messe in atto quelle forme in grado di ripristinare la fiducia e di assicurare una crescita forte e sostenibile. A fare da fondo alle richieste, un principio ben preciso: il rigore finanziario, contro la recessione, non è sufficiente. Occorre ideare quelle misure che possano favorire la crescita. A partire dall’apertura dei mercati. Il che si realizza attraverso la riduzione delle garanzie per le banche, in grado di distorcere il sistema, la riduzione delle professioni che sono regolamentate dai relativi ordini e lo sfoltimento delle norme burocratiche e delle restrizioni anti-competitive che frenano lo sviluppo delle imprese. Il primo degli otto punti contenuti nella missiva consiste nel rafforzamento del mercato unico e, in particolare, del settore dei servizi, attraverso la rimozione delle restrizioni che ne ostacolano la competitività.  Il secondo chiede la creazione, entro il 2015, di un mercato unico digitale attraverso la razionalizzazione delle norme sul copyright dei singoli paesi. Il terzo suggerisce l’istituzione di un mercato unico per l’energia. Il quarto di istituire uno spazio per la ricerca europea al fine di migliorare l’impegno per l’innovazione. Il quinto di incrementare i rapporti commerciali con  il Giappone, il Canada, le nazioni dell’Asia Sud Orientale a la Russia. Il sesto punto riguarda lo sfoltimento della burocrazia e dei freni per le piccole imprese.



Il settimo, una riforma del mercato del lavoro che sia maggiormente inclusiva di giovani, donne e anziani. L’ottavo, infine, impegna a creare un settore dei servizi bancari e finanziari in grado di sostenere imprese e famiglie e di non far gravare i rischi che corrono sui cittadini.

Leggi anche

DALLA GERMANIA/ Se debito e Ucraina entrano nella campagna elettoraleMANOVRA & LAVORO/ Tra luci e ombre e un’occasione persa da Governo e sindacati