Il presidente della Bce Mario Draghi ha rilasciato una intervista al Wall Street Journal. Nel corso dell’intervista ha ovviamente risposto a domande incentrate sugli sviluppi della crisi economica che stanno attraversando i Paesi occidentali. A proposito dell’Europa e di quanto rappresenta l’Unione, ha voluto chiarire che come modello non è affatto morto. E’ piuttosto un modello superato e questo lo si deduce guardando gli alti tassi di disoccupazione giovanile di alcune nazioni, ha spiegato (“Il pregiato modello sociale ed economico dell’europa, che garantisce la sicurezza del lavoro e gli ammortizzatori generosi, obsoleto” ha detto). Per sottolineare la gravità e la concretezza delle sue parole ha voluto riprendere una frase del premio Nobel per l’economia Dornbusch: “Un tempo Rudi Dornbusch era solito dire che gli europei sono così ricchi che possono permettersi di pagare tutti per non lavorare. Questo tempo è andato”. A questo proposito, il presidente della Banca europea chiarisce che proprio per contrastare tale situazione siano necessarie le liberalizzazioni e le riforme del lavoro. Le prime in particolare sono una priorità. Ai Paesi europei Draghi raccomanda di proseguire sulla strada dell’austerità perché per dire se la crisi è finita è ancora presto mentre la ripresa procede in modo lento e i rischi di ricadute ci sono tutti. “Non esiste la possibilità di uno scambio tra le riforme economiche e i programmi di risanamento fiscale” ha detto ancora: allontanarsi adesso dagli obbiettivi fiscali che sono stati fissati darebbe il via a una reazione dei mercati. In pratica poche parole: non esistono alternative all’austerità. Draghi spiega che non esistono di fatto soluzioni rapidi ai problemi che assillano i Paesi europei, mentre è irrealistico pensare che arrivino i cinesi con forzieri carichi d’oro a risolvere tali problemi. Un pensiero per la Grecia: difficile dire se la crisi del debito sia finita: crucciale che tutti i leader europei dimostrino di realizzare davvero le riforme annunciate. A proposito del sistema bancario dice invece che esso sembra meno fragile di quanto apparisse un anno fa: si sono infatti riaperti alcuni mercati obbligazionari. E’ comunque una ripresa che procede lentamente e con rischi al ribasso.
L’operazione di rifinanziamento del sistema bancario con 490 miliardi di euro ha evitato una stretta al credito che poteva essere molto più grave, ha detto. Draghi difende poi gli interventi fatti per interesse pubblico, ma che “sono piccoli se paragonati alle dimensioni del mercato europeo dei Bond”.