Le criticità italiane prevalenti, come i relativi modelli risolutivi applicabili, risultano, pressoché, gli stessi in ambito europeo. Il governatore della Bce Mario Draghi, infatti, in un’intervista al Wall Street Journal, è intervenuto nel dibattito comunitario, definendone problemi e potenzialità. A partire dal sistema del welfare che, benché non sia affatto morto, è ormai superato. Occorre riformarlo. Perseguendo, quindi, due obiettivi prioritari: la riforma del mercato del lavoro e attuare una serie di liberalizzazioni, a partire da quella dei prodotti e dei servizi. Alberto Mingardi, Direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, raggiunto da ilsussidiario.net, accoglie con favore le parole di Draghi: «Credo che finalmente sia stata posta la questione della crisi europea nei termini corretti. Noi continuiamo a parlare di crisi dell’euro qualche cosa che in realtà è una crisi strutturale degli stati europei. Infatti, oggi le difficoltà più grandi sono in quei paesi che si sono indebitati oltre misura in passato o che hanno avuto l’ambizione di fornire, anche se in maniera inefficiente, una serie di servizi ai loro cittadini, attraverso la spesa pubblica». Non c’è dubbio che sia quindi necessaria una svolta, dettata soprattutto dall’invecchiamento della popolazione europea, «fattore che pone un grosso problema di sostenibilità sui sistemi di welfare incardinati su una struttura di monopolio pubblico sui servizi». Ci vorranno delle riforme, perché è inutile illudersi che possano bastare «aggiustamenti di carattere “tecnico”, cioè senza l’adesione dei cittadini a un modello sociale diverso. Questo è molto pericoloso, perché se le riforme strutturali di cui ha parlato Draghi e di cui parliamo da anni, non passano il “test” del convincimento dei cittadini europei il rischio di tensioni sociali è elevato». Il panorama – prosegue Mingardi – è purtroppo in tal senso desolante: «Non vediamo in Europa qualcuno che abbia voluto dire ai cittadini in campagna elettorale che è necessario portare questi cambiamenti».
Ma verso quale direzione occorre andare per realizzare queste riforme? «Bisogna passare – risponde Mingardi – da sistemi che promettono ai cittadini di dar loro tutto grazie ai contributi che versano con le imposte a sistemi molto più modesti nelle loro promesse e che aiutino i cittadini a fare da sé per la fornitura di questi servizi, attraverso strumenti di carattere sostanzialmente assicurativo. Questo dovrebbe avvenire soprattutto per i tre “pilastri” del welfare: pensioni, sanità e istruzione».
Draghi ha fatto un richiamo importante anche sulle liberalizzazioni, ma quelle viste in Italia, «soprattutto per come stanno uscendo dal Parlamento, sono ben lontane dall’ottimo. L’unica vera liberalizzazione che potrebbe avere un fortissimo impatto per attrarre investimenti esteri e favorire la nostra crescita passa dalla conclusione della trattative sul mercato del lavoro, con la riforma dell’articolo 18». A livello europeo, invece, «andrebbe completato il mercato unico, che dovrebbe includere anche i servizi».