A inizio settimana dal Senato era arrivata una notizia che aveva fatto subito nascere vibranti proteste, come quella del Professor Giulio Sapelli pubblicata su queste pagine: due emendamenti al decreto liberalizzazioni avrebbero portato del modifiche al Testo unico bancario cambiando il volto delle banche popolari quotate. «Gli emendamenti proposti avrebbero avuto la conseguenza di stravolgere la governance di una delle componenti del sistema bancario italiano più dinamica e strettamente legata all’economia reale, alle imprese – in particolare quelle di più piccola dimensione – e alle famiglie, cancellando d’un colpo 150 anni di storia e una funzione civica da sempre al servizio delle comunità, dello sviluppo e della sussidiarietà nei nostri territori», ci spiega Carlo Fratta Pasini, Presidente del Consiglio di Sorveglianza del Banco Popolare e dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari (Assopopolari)



Ora però gli emendamenti sono stati ritirati. Possiamo dire che il pericolo è del tutto passato?

Ritengo che il pericolo sia rientrato, tuttavia, la nostra attenzione resta massima affinché il tema della Riforma della disciplina delle Banche Popolari torni in Commissione Finanze del Senato.

In Senato, infatti, è già incardinata una riforma della disciplina delle banche popolari. Quali caratteristiche pensa dovrà avere?



Una riforma è possibile, utile e auspicabile, a patto che aggiorni senza snaturare la natura cooperativa e localistica delle banche popolari. Assopopolari non ha mancato, né mancherà di offrire al legislatore il proprio contributo di esperienze e di idee. La categoria, del resto, lungi da atteggiamenti di aprioristica chiusura al “nuovo”, ha già da tempo espresso la propria disponibilità a innovazioni normative, ferma restando l’intangibilità del voto per testa, quale elemento identitario essenziale della società cooperativa, e la limitazione del numero massimo delle deleghe conferibili.



Perché il voto capitario è così importante?

Non si tratta di restare ancorati all’attuale quadro normativo, ma di preservare principi che scaturiscono dal principio di democrazia diretta e di impossedibilità della società propri di ogni cooperativa, dove ogni socio conta in quanto tale, grazie al voto capitario, e la delegabilità del voto non può andare oltre limiti precisi che mantengano il rapporto di fiducia tra delegante e delegato.

Qualcuno nota ultimamente un certo clima “ostile” nei confronti delle banche italiane. Cosa ne pensa?

Non credo a questa affermazione: preferirei invece riferirmi alle dinamiche della concorrenza e dei mercati che si sono andate affermando negli ultimi dieci anni, e che hanno generato uno degli attacchi speculativi più intensi che mai siano stati sferrati nei confronti del Paese e del sistema bancario italiano. Dietro la pressione esercitata sui titoli sovrani ci sono soprattutto intermediari finanziari che operano con una visione esclusivamente di breve termine. E c’è dell’altro.

 

Cosa?

 

Le recenti e più restrittive regole imposte dall’Eba e da Basilea 3 hanno reso più complesso il lavoro delle banche italiane, generalmente più dedite al finanziamento dell’economia reale che non all’intermediazione di strumenti derivati e strutturati su mercati regolamentati e non. L’accelerata necessità di maggiore patrimonializzazione che ne è derivata, non ha fatto altro che rendere meno fluido l’accesso del credito all’economia già esposta all’influenza della recessione internazionale.

 

Tra pochi giorni si terrà una nuova asta Ltro della Bce. In molti hanno salutato con favore questo intervento dell’Eurotower. Lei pensa che sia così importante?

 

La stagnazione dei trasferimenti sul mercato interbancario, conseguente a una generalizzata caduta di fiducia tra intermediari, ha reso indispensabile l’intervento della Bce con strumenti appropriati. Per le banche italiane pesa inoltre l’impossibilità di accedere ai mercati internazionali all’ingrosso a seguito della crisi del nostro debito sovrano e dei conseguenti downgrading arrivati a raffica dalle società di rating. È evidente quindi, come gli interventi della Bce diventino un’essenziale funzione di ponte, in attesa che torni la normalità sui mercati finanziari e interbancari.

 

In questo modo si potrà cercare di arginare il fenomeno del credit crunch?

 

Per rendere più certa e veloce tale iniziativa sarebbero auspicabili provvedimenti delle autorità nazionali ed europee volti ad agevolare e incentivare le attività creditizie a favore delle Pmi, che il quadro normativo attuale non favorisce e anzi penalizza rispetto ad attività di natura meramente finanziaria.

 

(Lorenzo Torrisi)