La senatrice Pdl Simona Vicari, relatrice del decreto liberalizzazioni, ha fatto sapere che questo “conterrà l’importante disposizione sul rating di legalità per le imprese operanti nel territorio nazionale”. Si tratta di un emendamento che “prevede l’elaborazione da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, in raccordo con i Ministeri della Giustizia e dell’Interno, di un parametro che misurerà il livello di legalità delle imprese”. “Con l’introduzione del rating – ha spiegato la senatrice Vicari – abbiamo dato ascolto a quelle tante aziende che vivono e lavorano in zone difficili del Paese, e che sentivano il bisogno di vedersi riconosciuti gli sforzi fatti nel rispettare la legge. Ora attraverso questo parametro di legalità non solo le imprese saranno incentivate a tenere comportamenti in linea con il massimo contrasto alla criminalità, ma diventerà anche un elemento centrale nella vita delle stesse imprese, utilizzato come strumento premiale nell’accesso al credito e alle agevolazioni pubbliche”. IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Giovanni Marseguerra, professore di Economia politica presso l’Università Cattolica di Milano.



Professore, come giudica questo rating di legalità?

È certamente una disposizione importante perché, incentivando le imprese a uscire dalla morsa della criminalità, si ottengono una serie di risultati positivi: si premia l’onestà, si promuove la trasparenza e soprattutto si promuove la concorrenza leale. È un periodo in cui le nostre piccole e medie imprese sono soggette a una stretta creditizia molto forte, e in cui faticano ad avere il credito di cui hanno bisogno. È necessario sottolineare che sono proprio le imprese a produrre ricchezza, quindi se queste non sono messe in condizione di fare investimenti, lo sviluppo non arriva.



Che possibilità hanno allora le Pmi?

Quando sono in difficoltà, le piccole imprese hanno due possibili soluzioni: o chiudono, oppure si rivolgono agli usurai. Abbiamo quindi l’obbligo di tenere in vita il nostro sistema di piccole e medie imprese, e se riusciamo a strapparle al sistema illegale continueranno a produrre ricchezza, a pagare le tasse e a creare occupazione. In questa norma si può quindi riscontrare una visione culturale molto positiva, che va senz’altro condivisa, e ravviso anche un secondo elemento.

Quale?

Questa norma ha riportato l’attenzione sul problema della corretta misura del merito di credito di un’impresa. Assistiamo in questo momento a un rapporto difficile tra banche e imprese, e in questo la valutazione del merito di credito è l’elemento cruciale. Abbiamo un sistema di banche popolari e cooperative ha tenuto nel momento più difficile, continuando a finanziare la piccola impresa, ma abbiamo anche un sistema di grandi banche in cui il finanziamento avviene secondo criteri centralizzati, uguali per tutti, che non sono adeguati a misurare in maniera valida e corretta quello che è il merito di credito di un’impresa.



Quali sono allora i rischi?

Innanzitutto bisogna capire chi dovrà attribuire il rating alle imprese, anche se secondo le prime indicazioni che emergono sembra che sarà competenza dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, assieme ai ministeri della Giustizia e dell’Interno.

Cosa ne pensa?

Stiamo in sostanza creando un’altra Agenzia di rating per le imprese, e sappiamo quanto queste non godano di particolare fiducia in questo periodo. Il lavoro di un’agenzia di rating è molto complicato, perché bisogna stabilire con precisione quali sono i criteri in base ai quali viene attribuito il cosiddetto rating di legalità. È comunque chiaro che lo scopo è riuscire a sottrarre le imprese che si comportano onestamente alla criminalità: molto spesso infatti assistiamo a imprese finanziate dalla criminalità, che quindi hanno liquidità a costo zero e riescono a spiazzare chi invece si comporta correttamente. La crisi favorisce chi ha denaro liquido, e la criminalità organizzata ne ha sempre, diventando quindi sempre più potente. La criminalità approfitta della crisi e l’illegalità può impadronirsi di un’impresa sana, magari facendosi scudo dell’imprenditore incensurato ma in grave difficoltà a causa dei debiti.

Questa norma potrebbe quindi anche combattere l’usura?

Certo, potrebbe rappresentare anche una forma di prevenzione dell’usura. Se con questo rating di legalità le imprese possono avere più facilmente accesso al credito, evitano di rivolgersi all’usuraio di turno. Il problema principale riguarderà però il modo per rendere concreta e operativa questa norma.

Quale potrebbe essere un modo plausibile?

Credo che si dovrà ricorrere all’utilizzo massiccio di autodichiarazioni, con cui le imprese dichiarano di essere completamente trasparenti, sotto ogni punto di vista, prendendosi ovviamente la responsabilità di subire dei controlli. Se si vuole far prevalere un po’ di libertà responsabile, questa dovrebbe essere la prima mossa, e potrebbe anche essere un modo per rendere concretamente e rapidamente efficace questa norma, ovviamente definendo gli impegni che deve prendere un’azienda, che dovrebbero così garantire un più facile accesso al credito.

 

(Claudio Perlini)