La seconda maxi-asta di rifinanziamento a tre anni della Banca Centrale Europea ha visto assegnare 529,53 miliardi di euro alle banche europee al tasso dell’1% a 36 mesi. In occasione della prima asta, avvenuta a dicembre, le banche dell’Eurozona avevano prelevato 489 miliardi, mentre l’asta odierna ha anche superato le aspettative degli esperti che avevano ipotizzato una richiesta intorno ai 470 miliardi di euro. Inoltre a dicembre si erano presentate all’appuntamento di Francoforte 523 banche, mentre in questa nuova occasione hanno fatto richiesta 800 istituti. Il prestito, denominato Ltro, Long term refinancing operation, ha una durata di 1.092 giorni e, dopo essere regolato il primo marzo, scadrà il 26 febbraio del 2015. Come al solito la Bce non svela l’identità degli istituti che hanno partecipato alle aste, e quella fissata per la giornata di oggi potrebbe essere l’ultima asta a 36 mesi lanciata dalla Banca Centrale Europea che per il resto dell’anno non sembra avere in programma altre operazioni dello stesso tipo. Dopo un anno le banche potranno ripagare il totale o una parte della somma presa in prestito, dopo di che ci saranno scadenze prefissate per la restituzione. Le controparti dovranno poi avvisare le rispettive banche centrali almeno sette giorni prima della scadenza circa la propria volontà di rimborsare i fondi. In base a quanto si legge su Il Sole 24 Ore, l’economista di Ing Martin van Vliet, ha commentato in una nota la partecipazione di un così alto numero di banche rispetto al mese di dicembre scorso spiegando che «apparentemente, l’allentamento delle regole sul collaterale ha permesso a un numero maggiore di banche medio-piccole di partecipare. Il maggiore numero di banche partecipanti – continua la nota – potrebbe anche riflettere nuova domanda da istituti che non hanno partecipato alla prima Ltro a causa di considerazioni reputazionali». Sempre secondo van Vliet, questa seconda operazione di rifinanziamento «aggiungerà circa 270 miliardi di euro di nuova liquidità nel sistema finanziario», aggiungendo che l’operazione di oggi «ridurrà ulteriormente la minaccia di un credit crunch in parti dell’Eurozona».
Infatti, commenta l’economista di Ing, la domanda «non è abbastanza ampia per generare timori sulla fragilità del sistema bancario, ma lo è per pre-finanziare una sostanziale percentuale del debito bancario in scadenza e aprire a più acquisti di carta italiana e spagnola».