Sembra inesauribile nelle sue dichiarazioni il presidente del Consiglio, Mario Monti. Dopo il posto unico per i giovani, che per tutta una vita diventa una noia, ora a entrare in ballo è il famoso articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che, secondo lui, frena la crescita, scoraggia gli investimenti delle aziende, allontana dall’Italia quelli esteri. Da mesi, pur facendone una bandiera, anche molti sindacalisti riconoscono che questo articolo 18 sta diventando una sorta di “tormentone” per non affrontare i problemi reali. E dello stesso avviso sono anche parecchi economisti, considerando anche che sull’articolo 18 in Italia c’è una casistica marginale, circa 120 casi all’anno. Quali sono allora i veri problemi di un Paese che non ha appeal, che non riesce non solo a crescere ma neanche ad attirare gli investimenti esteri? Raffaello Vignali, deputato del Pdl, vicepresidente della Commissione Attività produttive, un’ ottima cultura umanistica e una grande attenzione, da sempre, ai problemi delle imprese e dell’organizzazione del lavoro, risponde a “IiSussidiario.net” spostando il tiro dall’articolo 18.



Perché sempre meno persone investono in Italia, non solo gli stranieri ma, a quanto si dice, ormai anche gli stessi italiani? L’articolo 18 è il nodo principale?

Non direi proprio. Possiamo consideralo come il decimo fattore di una serie di problemi che frenano gli investimenti e frenano le imprese italiane. L’articolo 18 dà fastidio alle grandi multinazionali tecnologiche, che hanno un ricambio vertiginoso di personale, ma ci sono bel altri problemi. Basta guardare la classifica dell’Italia nella graduatoria dei Paesi che favoriscono la libertà di impresa. E’ all’ottantasettesimo posto. Due anni fa era al settantottesimo. In questo momento ci ha superato anche la Cina. Non credo che tutto questo dipenda solo e principalmente dall’articolo 18.



Quali sono, allora, gli altri problemi?

Per fare impresa oggi ci sono due fattori determinanti: il tempo e la certezza delle norme. Da noi, a frenare i tempi c’è, anzitutto, una burocrazia che allunga tutto fino all’esasperazione. All’incertezza delle norme ci pensano i cambiamenti continui di norme e una pletora di leggi e varie disposizioni che sembrano un’autentica giungla. E’ questa giungla normativa e burocratica che frena gli investimenti e allontana gli investitori stranieri. Questa è la semplice e cruda realtà. C’è ormai una casistica a proposito tale per cui si potrebbe riempire un grande volume.



Se lei dovesse stabilire una graduatoria dei fattori di freno, da dove inizierebbe?

Mancano nell’ordine: la certezza delle norme, la semplificazione, i tempi rapidi per un insediamento, i tempi burocratici che dovrebbero tendere a zero, una giustizia civile che non funziona affatto. Per quale ragione un investitore estero, che necessita di tempi rapidi per insediarsi e produrre, fare i conti con tempi burocratici biblici e alla fine pure con una giustizia civile altrettanto biblica nelle sue decisioni?

Non crede che, probabilmente, vi sia anche la necessità di aggiornare le relazioni industriali?

Certamente, questo è un altro fatto indispensabile per essere competitivi sul mercato, per tornare a crescere come sistema Paese. Noi siamo legati a una schema vecchio delle relazioni industriali, che risalagono addirittura al tempo del “fordismo”. Solo che il fordismo è ormai un modello organizzativo della produzione che non esiste più. Come è possibile continuare in questo modo? Se non ci rendiamo conto di questo, la crescita e gli investimenti continueranno a non essere all’orizzonte.

Perché il presidente del Consiglio pone la questione relativa all’articolo al centro di una dichiarazione mentre sono in corso consultazioni tra governo e sindacati sulla riforma del mercato del lavoro ?

A questo non so rispondere. Ma insisto su quello che ho detto: l’articolo 18, che può infastidire soprattutto le grandi multinazionali tecnologiche, è a mio parere il decimo di una serie di problemi che diventano ostacoli insormontabili spesso e che quindi nessun investitore straniero ha voglia di affrontare per non perdere tempo.