Al governo semplificare piace, o così piace dire, e si accinge a farlo mettendo ordine anche tra i meandri e gli infiniti risvolti del fisco italiano. Già in settimana il Cdm potrebbe emanare un apposito decreto che ridisegni un impianto costituito da 1.900 leggi fiscali, 270 imposte e 1.182 codici di tributo. Riuscirà veramente a facilitare la vita a milioni di cittadini e imprese? Carlo Buratti, professore di Scienza delle finanze presso l’Università di Padova raggiunto da ilSussidiario.net si dice dubbioso in proposito. «Le cose – spiega, anzitutto – si sono complicate notevolmente nel corso degli anni, specie per le imprese, per le quali si è moltiplicata la documentazione da dover produrre, conservare e presentare in fase di accertamento. Tali oneri si sono aggravati nel corso degli anni per limitare sempre di più le possibilità di evasione ed elusione fiscale». Secondo il professore, i segnali, a oggi, non sono in tal senso rassicuranti: «Staremo a vedere, ad esempio, quali conseguenze effettive comporterà il redditometro. Sta di fatto che include alcune spese a carico tipicamente delle imprese, quali assicurazioni, contratti di varia natura, abbonamenti a pay tv, o macchine di lusso in uso alle società».
Ebbene: «Temo che il fisco non sarà in grado di acquisire i dati relativi in maniera completamente automatica. Significa che, in qualche modo, andranno dichiarati. Il che comporterà un ulteriore appesantimento per le imprese». Tra le norme cui, secondo indiscrezioni, il governo intende mettere quanto prima mano, vi sono quelle finalizzate a intervenire sull’abuso del diritto. L’idea è quella di definire compiutamente in quali casi il contribuente si avvale delle norme in maniera scaltra per pagare meno tasse. «Trovo difficile anche in questo caso che un decreto che semplifichi possa fare chiarezza. Al limite, è prevedibile che sarà introdotta qualche norma in più da rispettare». Un provvedimento che, invece, Buratti vede di buon occhio è quello inteso a circoscrivere gli allungamenti dei tempi a disposizione del fisco per accertare la posizione dei contribuenti.
«Sarebbe molto positivo dal punto di vista del contribuente. Si arriverebbe finalmente a definire in maniera ragionevole dei tempi che, oggi, sono lunghissimi, mentre il sistema è tale per cui tra i diritti del contribuente e quelli del fisco vi sia una marcata asimmetria». È esperienza comune avere sperimentato sulla propria pelle tale sproporzione. «Il fisco, ad esempio, può restituire al cittadino il credito di imposta quando vuole senza versare un centesimo di interessi, mentre se il cittadino ritarda di un solo giorno i pagamenti viene sanzionato».