Ieri la Banca centrale europea ha assegnato 529 miliardi di euro a 800 banche nella seconda operazione straordinaria Ltro di finanziamento a tre anni all’1%. Rispetto alla prima tranche di dicembre è aumentato sia il numero degli istituti di credito coinvolti (erano 523) che la liquidità immessa nel sistema (489 miliardi a dicembre). In poco più di due mesi la Bce ha quindi finanziato le banche con più di un trilione di euro. «Per quanto sia stata criticata, considero l’operazione della Bce – ci dice Luigi Campiglio, docente di Politica economica all’Università Cattolica di Milano – provvidenziale e intelligente. Perché c’è un bisogno fortissimo di credito nell’eurozona. Sia da parte delle banche italiane, che di tutte le altre europee. E c’è anche un rischio sistemico molto forte».
Ci spiego meglio.
Siamo in un momento in cui si ripete con gravità quanto avvenuto già nel 2009: manca la fiducia reciproca tra gli istituti di credito. È quello che viene definito “rischio controparte”, per cui non si concedono prestiti perché c’è il timore di ritrovarsi scoperti. Ma c’è un rischio più grave, che ha natura sistemica per l’Europa e che non è governato: la Bce fornisce in modo responsabile (checché se ne dica) liquidità al sistema bancario, ma essa non va a finire a imprese e famiglie. E questo sta rischiando di portare a fondo non solo l’Italia, ma l’Europa intera.
Proprio per questo qualcuno ha sottolineato che i soldi della Bce non andrebbero dati alle banche, ma alle imprese.
La critica è giusta, però bisogna anche riconoscere che la Bce sta già operando allargando al massimo i limiti della sua discrezionalità. L’Eurotower ha in buona sostanza rifinanziato in modo enorme il sistema finanziario europeo, sperando che questo porti una diminuzione dei reciproci timori degli operatori finanziari, facendo così aumentare il margine di disponibilità di credito verso l’economia reale. Se fosse possibile, e la volontà politica per farlo potrebbe esistere, la Bce sarebbe in grado anche fare di più.
In che modo?
Con un’operazione non ortodossa di moral suasion del tipo: la Bce mette a disposizione questa grande mole di liquidità, ma auspica che il 50% affluisca alle imprese attraverso il credito. La moral suasion diventa ovviamente molto più robusta nel momento in cui – attraverso una sorta di tam-tam, dato che l’Eurotower non può impartire ordini – diventasse chiaro che se il sistema non risponde a questo “appello” avrebbe qualche difficoltà ad accedere ad analoghe operazioni straordinarie di rifinanziamento in caso di nuove difficoltà.
Sarebbe davvero fattibile un’operazione di questo genere?
La Bce sta acquistando un ruolo nuovo, sta cominciando a ragionare come prestatore di ultima istanza. Ora ci troviamo in una situazione in cui migliaia di imprese in Europa stanno chiudendo, con conseguenze sull’occupazione e sui redditi che sono sotto gli occhi di tutti. Ieri la Bce ha mostrato i muscoli, ha dato un segno di forza con questa iniezione di liquidità. Se le banche dovessero accogliere un suggerimento in favore del credito, l’Eurotower potrebbe anche far intendere che se a breve ci dovesse essere un nuovo problema di liquidità, sarebbe pronta a mostrare un’altra volta i muscoli, magari con meno ostacoli e ancor meno problemi sui titoli che vengono accettati come collaterali.
Le banche hanno però utilizzato la liquidità ricevuta a dicembre dalla Bce soprattutto per acquistare titoli di stato, facendo così scendere lo spread.
Lo spread è diminuito, in modo significativo e incoraggiante, per le scadenze fino a tre anni. Questo beneficio non si è però rovesciato sulle imprese. È il momento quindi di stabilire delle priorità: in questo momento è più importante finanziare il debito pubblico a breve o dare ossigeno ad aziende che muoiono? Io dico che è meglio dare credito alle imprese, anche perché ormai gli investitori ci stanno dando una sorta di “tregua” per tre anni. Se vogliamo dirla tutta, le banche potrebbero fare cosa buona e utile trasformando il 50% della liquidità della Bce in credito e investendo l’altro 50% in Btp decennali, contribuendo così a far scendere lo spread.
Questa operazione basterebbe a toglierci dalle secche?
È fondamentale che una parte della liquidità immessa nel sistema vada a beneficio delle imprese e delle famiglie, altrimenti si salveranno le banche, ma il resto dell’Europa andrà a fondo. Detto questo, potremmo trovarci in una situazione di minor affanno quando, entra la metà dell’anno, dovrebbe diventare operativo il Meccanismo europeo di stabilità (Esm), che funzionerà come un Fondo salva-Stati permanente, una sorta di Fondo monetario europeo.
(Lorenzo Torrisi)