«Per quanto riguarda le grandi opere nel settore dei trasporti, il sistema italiano soffre in particolare di due grandi problematiche: innanzitutto di una serie di punti di congestione molto rilevante intorno ad alcune aree metropolitane, e poi di una fortissima dipendenza dal settore autostradale che crea una serie di problemi di carattere ambientale, sociale ma anche di tipo economico, soprattutto nei periodi in cui il costo del petrolio e dei suoi derivati è così elevato». IlSussidiario.net ha contattato Oliviero Baccelli, vicedirettore Certet (Centro di economia regionale dei trasporti e del turismo dell’Università Bocconi) e docente di Economia dei trasporti, per spiegare l’importanza di investire in grandi opere in un momento economico così delicato per il Paese, in particolare dopo le affermazioni del leader della Cgil Susanna Camusso che, intervistata da Il Corriere della Sera riguardo la Tav, ha detto che “il Paese ha un disperato bisogno di investimenti, è utile per l’occupazione ma serve il dialogo. È impensabile fare i lavori per anni con la valle contro”.
Quali sono quindi i maggiori vantaggi nell’investire in grandi opere?
Le grandi opere sono importanti per rispondere a diverse esigenze: innanzitutto sbloccare tutti i colli di bottiglia, ridurre il grado di dipendenza rispetto ai combustibili fossili e creare quelle condizioni, attraverso la riduzione dei costi dell’interscambio commerciale, per favorire in particolare i flussi di import/export che sono poi quelli che guideranno la crescita del settore manifatturiero italiano.
In più si crea occupazione nel breve periodo.
Sì, ma quello dell’occupazione non lo considererei un elemento cruciale per prendere decisioni di questo tipo. Se si guarda solo all’occupazione di breve periodo si rischia di avere una visione distorta di scelte che incidono sul territorio e sulle imprese sul lungo periodo, per cui questa non può essere una “giustificazione” per la scelta delle grandi opere.
Quali sono allora quelle principali?
In particolare le questioni economiche di medio-lungo periodo, la riduzione dei costi del trasporto e le questioni di carattere ambientale. Inoltre si punta a far fare un vero salto di qualità al sistema italiano del settore, che dipende moltissimo soprattutto sui traffici nazionali dall’autotrasporto, una tipologia di lavoro in termini qualitativi e salariali che si cerca di superare attraverso incentivi al trasporto combinato strada-rotaia o altre modalità.
Quali sono invece i vantaggi sul lungo periodo?
Quando le grandi opere vengono scelte bene, innanzitutto si riduce il costo del trasporto per le imprese e per i cittadini, e questo è fondamentale soprattutto quando si vanno a sostituire reti particolarmente obsolete. Questo è davvero importante anche per le famiglie, visto che il costo dei trasporti è in media la seconda spesa per una famiglia italiana dopo quelle per la casa, e che spesso viene anche prima dell’alimentare.
Altri vantaggi?
Si va a favorire il settore manifatturiero, perché ridurre i costi dell’interscambio commerciale permette alle nostre esportazioni di rimanere competitive. Inoltre, il settore del trasporto e della logistica crea di per sé occupazione, tanto che intere nazioni come Olanda, Belgio e Svizzera ne fanno un proprio punto di forza anche attraverso professionalità qualificata.
A suo giudizio in questo periodo di particolare crisi l’Italia può permettersi importanti investimenti in grandi opere?
Sì, innanzitutto perché investimenti di questo tipo non vanno visti in un’ottica di breve periodo, e poi perché quelli di cui stiamo parlando non sono mai investimenti particolarmente consistenti. Le prime cose da tagliare sono i costi degli sprechi e delle inefficienze dell’amministrazione pubblica nelle gestioni correnti, e non quelli di investimento. Soprattutto in periodi di crisi, bisogna giocarsi le carte migliori per poter accompagnare un possibile sviluppo. In 150 anni di storia italiana non c’è mai stato un periodo così lungo di crisi, quindi è chiaro che per uscirne serve anche un sistema infrastrutturale più moderno.
Quindi si trova d’accordo con la Camusso riguardo la Tav?
Sono assolutamente d’accordo, e sinceramente non ho mai compreso le posizioni dei sindacati riguardo il tema della Tav, che ho sempre considerato quasi autolesioniste. La visione della Fiom è estremamente di breve periodo, e cerca di attrarre consensi cavalcando ragioni che non hanno alcuna motivazione sostanziale dal punto di vista dei lavoratori, quindi ritengo assolutamente importante questa presa di posizione della Camusso.
Quali sono i vantaggi principali della Torino-Lione?
Il progetto attuale della Torino-Lione, come dicevo prima, ha come obiettivo quello di ridurre in maniera drastica i costi dei trasporti, sbloccando quelli che sono chiaramente dei colli di bottiglia del sistema infrastrutturale, a vantaggio sia delle merci che dei passeggeri. Una volta completati i lavori della nuova linea, i costi del trasporto e quelli ambientali potranno essere drasticamente inferiori. Inoltre non bisogna mai dimenticare l’aspetto sociale della questione, perché trasferire centinaia di migliaia di spedizioni verso la ferrovia, attraverso meccanismi di combinato strada-rotaia, significa migliorare la qualità della vita di migliaia di autotrasportatori che passano le notti nelle aree di servizio, lungo le corsie di emergenza e in piccole piazzole lungo l’autostrada.
(Claudio Perlini)