«Spesso la gente non ha la percezione della reale entità della manovra. Riguardo a quella di Monti, si parlava di 20 miliardi, quando invece è di oltre 60, vale a dire 20 all’anno. Se poi sommiamo anche la manovra Tremonti-Berlusconi, arriviamo a 208 miliardi in tre anni, che equivalgono a quasi 70 miliardi all’anno. Tanto per far capire l’entità, la manovra attuata a suo tempo da Amato era di 45 miliardi circa, quindi è chiaro che la differenza è notevole». Il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, ci parla della stangata a cui i cittadini italiani dovranno cominciare a far fronte già da questo mese: la busta paga di marzo verrà infatti alleggerita dalle addizionali Irpef regionali e comunali, ma poi ci sarà da fare i conti con un possibile aumento delle bollette dell’elettricità, l’Imu sulla prima casa, un possibile aumento dell’Irap e infine l’incremento di due punti percentuali dell’Iva. Insomma, una vera e propria mazzata che nei prossimi mesi, ma anche nel 2013, costerà cara. «L’effetto depressivo di questa manovra è evidente – commenta Bortolussi – e, nonostante l’obiettivo sia quello di far crescere l’economia, la liquidità non aumenta. Le manovre fiscali dovrebbero aumentare la spesa pubblica e abbassare le tasse, ma niente di tutto questo è avvenuto. A che punto siamo arrivati con queste manovre da 208 miliardi complessivi in tre anni? Le tasse sono aumentate e la spesa pubblica è diminuita, quindi si tratta di una manovra recessiva».

Bortolussi parla poi dei vari problemi delle piccole imprese, che «compongono per il 98% il tessuto economico italiano. Queste vivono soprattutto di consumi, ma se questi sono in calo è chiaro che tutte le piccole imprese sprofondano in una crisi nera». Parlando delle nuove imposte e dei rincari, Bortolussi fa il punto della situazione: «L’addizionale regionale è stata portata da 0,9% all’1,23%, aumento che equivale a 76-78 euro pro capite. C’è poi l’addizionale Irpef comunale, a cui è stato tolto il tetto, e anche questo comporterà un rincaro di 58 euro.

C’è poi la Tares, la nuova tassa sui rifiuti, che negli ultimi anni ha fatto registrare un aumento molto consistente, mentre quasi tutte le Province hanno istituito una tassa sull’ecologia, che potrà arrivare fino al 5%. Infine c’è l’Imu, che  anche in questo caso costringerà il piccolo imprenditore a pagare due volte, sia per la casa di proprietà che per il negozio. Dal primo di ottobre bisognerà poi aspettarsi l’aumento dell’Iva di due punti percentuali. Mettendo insieme tutte queste cose, è davvero realistico parlare di stangata. Siamo in una situazione in cui le aziende, che già soffrono per il calo dei consumi, perdita di fatturato e di utile, vanno a pagare anche più tasse. Certo, non sono tantissime, ma si accumulano ad altre che prima non si pagavano, e sommate tutte insieme ecco che costituiscono una vera e propria stangata».

 

(Claudio Perlini)