Sulla Tobin Tax l’Europa ha deciso di prendersi ancora del tempo per valutare meglio la sua introduzione. La tassa sulle transazioni finanziarie, tanto promossa dal Presidente francese Nicolas Sarkozy, non riesce ancora a mettere d’accordo tutti i leader europei, soprattutto per le conseguenze che potrebbe avere, soprattutto se fosse applicata nella sola Unione europea e non a livello globale. Ce lo conferma James Charles Livermore, operatore finanziario, che spiega: «Il momentaneo stop è una scelta dettata dal buon senso, perché la messa in pratica di una misura del genere è molto complessa. Basti pensare che occorre definire con precisione che cosa si intenda esattamente per transazione finanziaria e quali soggetti ne dovrebbero essere soggetti. Poi se la tassa non venisse applicata all’intero sistema finanziario, ma solo a quello europeo, si verrebbero a creare sicuramente degli squilibri».
Questo perché «la finanza ha una caratura globale, per cui tassare solo la struttura finanziaria europea vorrebbe dire mettere un altro fardello sulla moneta unica a tutto vantaggio di altri sistemi, che non sono così distanti, dove non ci sarebbe la Tobin Tax». Il primo pensiero va ovviamente alla Gran Bretagna e Livemore conferma, «anche perché Londra non può permettersi una tassa del genere, dato che vive esclusivamente di servizi finanziari».
L’Italia, per bocca del suo Presidente del Consiglio, Mario Monti, si è detta favorevole in linea di principio alla Tobin Tax. Tuttavia, Monti ha sottolineato che prima sarebbe utile procedere a una valutazione dell’impatto che potrebbe avere sul costo del capitale per le famiglie, le imprese e il settore pubblico. «È un’osservazione giusta – spiega Livermore – che entra nel merito delle difficoltà operative di questa tassa. Nel bene e nel male, oggi la finanza è ampiamente dematerializzata, e a fronte di movimenti cartacei (“carta contro carta”, come si suol dire), di transazioni immateriali, la massa di moneta reale è molto inferiore. Questo vuol dire che una tassa anche minima, dello “zero virgola”, in realtà a un impatto sulla quantità di moneta è molto superiore».
Ma quali potrebbero essere le conseguenze pratiche per famiglie e imprese? «È indubbio che un aumento del costo delle transazioni finanziarie non colpirà solo le banche, ma anche coloro che effettuano transazioni finanziarie appoggiandosi su di loro. Impatti potrebbero esserci anche sul credito. E, come si è già visto in altre occasioni, un aumento dei costi “a monte” si trasforma quasi sempre in un aumento dei costi per gli utilizzatori finali».