Alla seconda giornata della convention di Confindustria svoltasi a Milano – l’ultima in cui Emma Marcegalia ha parlato nelle vesti di presidente – dal titolo “Cambia Italia“, è intervenuto anche premier Mario Monti. Il suo discorso, tra tutti, era il più atteso e, come in molti si aspettavano, ha riservato alcune sorpresa. Va detto che c’era grande interesse per quello che avrebbe detto, considerando che il giorno prima si era incontrato con l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, a Palazzo Chigi. E, a tale proposito, ha affermato: «Il rapporto tra l’Italia e la Fiat è un rapporto di grande importanza storica ed economica. Un rapporto storico, ma che non sempre è stato sano. Che cosa – si sono chiesti tutti – non sempre è stato sano? «Nella presunzione – ha aggiunto -di proteggere interessi di breve termine» si è impedito agli acquirenti stranieri di approdare in Italia. Quando Monti ha pronunciato queste parole, la sala, gremita di imprenditori, ha reagito con un applauso. Il senatore Franco Debenedetti è rimasto particolarmente colpito da questo passaggio.
Cosa l’ha colpita dell’intervento?
Ho notato, anzitutto, che Monti ha ripreso il concetto più volte nell’ambito del suo discorso. La mia impressione è che ci abbia tenuto a sottolineare quali siano i diritti e i doveri di Fiat legati ai suoi investimenti e come l’Italia possa diventare attrattiva per gli investimenti esteri, anzitutto.
A cosa si riferiva, esattamente?
Ci ho pensato. Credo che Monti non si potesse riferire di certo alla possibilità, negli Anni ‘50, di stanziare uno stabilimento della Ford a Trieste. E’ un periodo talmente lontano, quasi settanta anni fa, che di certo non avrebbe avuto senso un riferimento del genere. Quindi ho ritenuto che l’accenno fosse a quanto avvenuto agli inizi degli anni Ottanta, circa 28 anni fa, quando la Ford voleva rilevare due stabilimenti dell’Alfa Romeo. Quello di Pomigliano e quello di Arese. Si sa come finì.
Non fu una scelta felice, alla fine.
In effetti fu un errore e, con l’inglobamento dell’Alfa nella Fiat, l’Italia, alla fine, scelse un’auto di Stato. Ma il problema non è tanto l’episodio di per sé, quanto il fatto che Monti abbia voluto parlare di questa storia di ormai poca rilevanza.
Quindi?
Ho riflettuto sulla voglia di Monti di fare questo discorso, sulla sequenza dei rapporti tra Fiat e Stato, e in me è nata una domanda: e se si volesse vendere Fiat alla Volkswagen? Vale a dire: siamo sempre in tempo?
C’è stato un altro passaggio del discorso di Monti che ha suscitato applausi in sala. Una critica, un giudizio di “frusta imprecisa”, di impazienza, a Francesco Giavazzi che nel fondo del Corriere della Sera aveva criticato l’azione del Governo sui tempi delle liberalizzazioni.
Monti ha detto che il fondo di Giavazzi gli ha dato la traccia del discorso. Ma in questa occasione è stato duro. Anche se sulla precisione dei tempi riferita da Giavazzi ci sarebbe da discutere.