È sempre l’equità il termine più ricorrente, usato indistintamente, quasi fosse dotato di valenza e applicabilità universale. Ovvero, è sufficiente definirli equi, ed ecco che tutti i provvedimenti o nuovi balzelli si ammantano di un’area di intangibilità, gli ulteriori aggravi fiscali diventano immediatamente legittimi. Dovrebbero, per lo meno, secondo chi li emana. E così, dopo l’aumento dell’Iva, la reintroduzione dell’Ici, le addizionali regionali e comunali, i tagli dei servizi, arriva l’ennesima stangata. Il governo, con ogni probabilità entro la prossima settimana, approverà la delega per la riforma fiscale. E con essa anche la riforma del catasto. In sostanza, si modificherà la base imponibile sulla quale sarà calcolata l’Imposta municipale unica. Ma attenzione: l’esecutivo ha promesso che la misura sarà volta a sanare le sperequazioni sin qui poste in essere. Qualcuno, in pratica, pagherà di più, qualcun altro di meno. Il carico fiscale complessivo, sempre secondo il governo, non aumenterà. C’è da crederci? Anzitutto, occorre capire in cosa potrebbe consistere la riforma. E quali criteri saranno adottati per rivedere gli estimi. IlSussidiario.net ne ha parlato con Carlo Buratti, docente di Scienza delle Finanze presso l’Università di Padova. «I criteri per la valutazione delle rendite dei fabbricati dovrebbero essere quelli conosciuti e utilizzati dalle agenzie immobiliari. Le Agenzie del territorio di solito registrano i valori delle transazioni, realizzando delle stime e pubblicano periodicamente un corposo rapporto. È presumibile, quindi, che si parta da lì».



Attualmente, tuttavia, non è trapelata alcuna indicazione relativamente a tali criteri. «Probabilmente – ipotizza Buratti- perché alcuni estimi aumenteranno in maniera sensibile. La riservatezza potrebbe dipendere dalla volontà di non scatenare il panico». Di sicuro, infatti, saranno in molti a dover pagare di più. «Ci sono immobili registrati ancora come case popolari o economiche in zone pregiate delle Città, come Piazza Navona, a Roma». La rivalutazione degli estimi potrebbe essere in buona compagnia, quindi. «Credo che sarà necessario verificare le categorie in cui sono iscritti gli immobili e collocarli in quelle giuste se realmente si intende sanare le sperequazioni». Non solo: «Attualmente, il valore d’estimo è applicato al vano e consiste in una rendita presunta, al netto degli oneri di manutenzione, moltiplicata per un certo coefficiente – che per le abitazioni è 100. Il valore dell’immobile così calcolato, tuttavia, prescinde dalla metratura. Nei nuovi criteri, invece sarà presa in considerazione. Si tratta di una correzione dovuta». Resta da capire se ci sarà, effettivamente, chi pagherà di meno.



«E’ abbastanza improbabile, anche se potrebbe accadere per alcuni immobili degradati. Ma se aumenteranno le basi imponibili e se, contestualmente, le aliquote non saranno modificate, il gettito aumenterà». Quindi, aumenterà il carico fiscale complessivo. In tal senso, c’è una sola speranza: «Sono in atto numerose proteste, e anche gli organismi internazionali affermano che il carico fiscale in Italia sia troppo elevato. Non è escluso, quindi, che il governo tenga fede alla promessa di non aumentare l’aggravio generale».

 



(Paolo Nessi