Il termine roaming, ai più, probabilmente, dirà ben poco. Eppure, i suoi effetti sono ben conosciuti a chi, almeno una volta è stato all’estero. Si tratta del famigerato meccanismo in virtù del quale chi possiede un telefono cellulare, un pc, un tablet e via dicendo può effettuare chiamate o collegarsi ad internet. Non appena valicati i confini, il dispositivo dell’utente si collega ad una delle celle degli operatori del Paese straniero ed è così possibile effettuare le proprie operazioni. Famigerato perché le tariffe applicate in questi casi sono, prevalentemente, esorbitanti. Chiamare dall’estero, ricevere chiamate, inviare o ricevere messaggi moltiplica di svariate volte le tariffe applicate nel Paese d’origine. Ma quanto si paga, esattamente? Anzitutto, i prezzi variano a seconda dalla cosiddetta Zona in cui ci si trova al momento della chiamata. Ciascun operatore classifica le diverse Zone in maniera differente, collocando al loro interno una serie di Paesi che, per l’appunto, variano rispetto alla concorrenza.



Prendiamo, ad esempio Vodafone. Come si legge sul sito ufficiale, per ogni chiamata effettuata dalla Zona 1 sono addebitati 21 cent, comprensivi dei primi 30 secondi di conversazione. La tariffazione successiva è calcolata in base agli effettivi secondi di conversazione. Nelle Zone 2 e 3, per ogni chiamata sono addebitati rispettivamente 2 o 4 euro, comprensivi dei primi 60 secondi di conversazione. In seguito, si paga a scatti; per ciascuno scatto, della durata di 30 secondi, il costo è di 1 o 2 euro. Inviare messaggi costa 1 euro dalla zona 1, 1 euro e 50 cent dalla Zona 2, 3 euro dalla Zona 3. Ricevere chiamate dall’Italia, trovandosi in una delle tre Zone costa mediamente, al minuto, rispettivamente 13,2 cent, 1 euro e 2 euro. Tra i Paesi che, secondo la classificazione della Vodafone fanno parte della Zona 1 ci sono: Andorra, Austria, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria. Nella Zona 2 figurano, tra gli altri: Albania, Argentina, Canada, Emirati Arabi, Nuova Zelanda, Sud Africa, e Yemen. Nella 3 c’è il resto del mondo. I costi variano, oltre che rispetto alla Zona in cui ci si trova, anche rispetto a quella in cui si chiama. Chiamare da un Paese della Zona 3 ad un altro Paese della stessa Zona può arrivare a costare 3 euro al minuto.



Passiamo a Tim: le Zone, in questo caso, sono 5. Chiamare da un Paese europeo ad una altro Paese Ue costa 42,2 cent al minuto, 2 euro verso la zona 1, 2 euro verso le Zone 2 e 3, 3 euro verso la Zona 4.  Una telefonata dalla Zona 1 ad un Paese della medesima categoria o della Zona 1 costa 1 euro al minuto, 2 euro verso le Zone 2 e 3, 3 euro verso la Zona 4; se vi trovate nella Zona 3 pagate indistintamente 3 euro, 6 euro se siete nella Zona 4. Per quanto riguarda Tim, fanno parte della Zona 1 la Svizzera e le Isole Faroe; della 2 la Libia, i Paesi slavi, il Marocco la Turchia e Gli Usa; della 3 l’Arabia Saudita, l’Argentina, la Cina, il Brasile, il Giappone e l’Egitto; della 4 gran parte dei Paesi africani.  



Anche i costi di Wind variano da zona a zona. Chiamare dall’Europa in un Paese comunitario costa 0.46 cent al minuto, 2 euro verso la Zona 2, 3 verso la Zona 3, 4 verso la zona 4; chiamare dalla Zona 2 verso l’Europa costa 2 euro, 2 euro verso la Zona 2, 3 verso la Zona 3, 4 verso la zona 4; dalla Zona 3 si spendono sempre 3 euro, salvo verso la Zona 4, per la quale se ne spendono 4; chiamare, infine, dalla Zona 4 costa 4 euro verso qualunque Zona. La classificazione è pressoché analoga a quella dell’operatore precedente.

Ebbene: finalmente una buona notizia. Il Parlamento, la Commissione e il Consiglio europei hanno trovato un’intesa e dal primo luglio (se per allora l’accordo sarà ratificato) sarà posto un tetto massimo alle tariffe; ovvero, i consumatori, all’estero, non pagheranno più di 29 centesimi al minuto per chiamare e 8 per ricevere. Inoltre, gli utenti potranno sottoscrivere un contratto valido per l’estero con un operatore diverso dal proprio, mantenendo il proprio numero di telefono. Una piccola rivoluzione che non può che soddisfare i consumatori. Fino a un certo punto. Marco Donzelli, presidente del Codacons, interpellato da ilSussidiario.net, afferma: «l’abbassamento delle tariffe è, di per sé, un fatto certamente positivo. Ma restano ancora esorbitanti. Per intenderci: 29 cent al minuto vuol dire che, per cinque minuti di chiamata si spendono circa 1,50 euro. Con quei soldi ci si può comprare una bistecca. Ora: cinque minuti di conversazione valgono una bistecca?». 

Secondo Donzelli, c’è un problema di fondo che riguarda il sistema nel suo complesso. «Continuare a pagare tariffe così elevate pone condizioni di difficoltà sul fronte del commercio e dell’impresa. I canali commerciale si sono evoluti nel tempo e, nell’epoca del commercio globale, le tariffe per comunicare dovrebbero adeguarsi alle esigenze di oggi». Va da sé che per abbassare i prezzi ha un costo: «Sì, ma stiamo parlando – continua Donzelli – di uno strumento di accesso al lavoro fondamentale che consente sviluppo, formazione e  cultura; si tratta di un settore strategico, nel quale occorrerebbe maggiore attenzione da parte dello Stato. La comunicazione, oggi, è diventata, infatti, uno strumento che fa la differenza nell’economia di un Paese. Per questo, l’efficienza della telefonia mobile e fissa, ma anche di Internet, e  il contenimento dei costi, dovrebbero essere considerati in un’ottica non solo di libero mercato ma di benefici per la società».