Gli effetti delle manovre del governo Monti cominciano a farsi vedere e sentire, in particolare sulla busta paga di marzo, che risulterà più leggera. I contribuenti si vedranno infatti detrarre l’addizionale regionale Irpef 2011, che secondo la Uil Servizio Politiche Territoriali farà pagare a una famiglia media fino a 371 euro: l’aumento è infatti pari allo 0,33% dell’aliquota base, che dallo 0,9% sale fino all’1,23%. Lo stipendio verrà assottigliato ulteriormente dal pagamento dell’acconto del 30% dell’addizionale comunale Irpef, sbloccata dalla manovra Tremonti dell’estate scorsa: anche se la maggior parte dei Comuni non ha ancora approvato il bilancio 2012, sono 301 i Municipi che hanno già varato l’aumento dell’imposta, che in media passa da circa 129 euro a 177 euro pro capite. Come se ciò non bastasse, è al vaglio anche la revisione delle aliquote Irap, che secondo la Cgia di Mestre potrebbe rappresentare un aggravio per le imprese pari a 3,5 miliardi di euro. Senza poi contare che dal 16 giugno entrerà in vigore l’Imu sulla prima casa, in attesa dell’aumento della vecchia tassa sui rifiuti, la Tarsu, e della Tares, la nuova imposta sui servizi pubblici comunali e sui rifiuti. IlSussidiario.net ha chiesto quindi un parere a Paolo Costanzo, commercialista titolare dell’omonimo studio, il quale ci spiega che i vari aumenti e rincari «fanno parte delle conseguenze delle manovre del governo degli ultimi mesi e, come spesso accade, si vanno a mettere le mani nelle tasche degli italiani per coprire i buchi nei bilanci degli enti locali. Tutto questo avrà un impatto certamente importante, quantificabile intorno ai mille euro a famiglia, e riguarderà in linea di massima tutti quanti allo stesso modo: le famiglie spenderanno qualcosa di meno, ma in ogni caso stiamo parlando di rincari che toccheranno tutti. Stiamo pagando anni di eccessi, la macchina dello Stato ha dei costi molto elevati e in questa fase è stato scelto di intraprendere la strada più semplice, che è quella di aumentare le tasse, invece di adottare politiche di sviluppo che certamente porterebbero maggior gettito.
In questo momento è però difficile parlare di politiche di sviluppo, vista la situazione economica generale, ma così si rischia di entrare in un circolo vizioso in cui vegono privilegiate operazioni di politica economica che aumentano le imposte, andando quindi a ridurre la ricchezza disponibile e portando a una depressione della crescita economica. Una politica di sviluppo a quanto pare sembra irrealizzabile, anche se è chiaro che se si cominciasse a pensare a strategie economiche di questo tipo, avremmo degli effetti migliorativi per la ricchezza del Paese. È vero anche che l’urgenza della situazione ha portato a intervenire su quello che ha l’effetto più immediato, ma forse sarebbe stato meglio pensarci qualche anno fa. Per il futuro spero quindi nella creazione di una reale politica economica di sviluppo, vale a dire l’unica forma che può creare un circolo virtuoso: in caso contrario, rischiamo di avvitarci in una recessione stile Giappone, da cui ancora oggi fatica a riprendersi».
(Claudio Perlini)