Ryanair vola in alto nei cieli, ma non solo; svetta, infatti, in cima alla classifica delle compagnie aeree con più passeggeri in Italia. Sono 28,1 milioni quelli movimentati nel 2011, 25 quelli di Alitalia. Per la quale sembrerebbero, a questo punto, esserci tutte le condizioni per impensierirsi circa il proprio futuro e affliggersi ragionando sui ricavi andati in fumo. Queste, almeno, sono le considerazioni che, intuitivamente, a un profano del settore potrebbero apparire come più naturali. Eppure, Andrea Giuricin, Fellow dell’Istituto Bruno Leoni ed esperto di trasporti, interpellato da ilSussidiario.net, svela che le cose stanno in maniera diversa. «Era un dato che già da tempo ci si attendeva. Lo scorso anno il sorpasso non era avvenuto per un soffio. Del resto, Ryanair, dal ’99 a oggi, è passata da 0 a 28 milioni di passeggeri» afferma, precisando che «non è, oltretutto, il primo operatore solamente in Italia, ma anche in Francia. Nel mercato europeo, inoltre, è il secondo, dietro Lufthansa e davanti ad Air France». La forza della compagnia, come è noto, sono le tariffe estremamente basse, che riesce a tenere tali grazie a una struttura di costi decisamente inferiore a quelle degli altri operatori. «Utilizza, ad esempio, aeroporti secondari e un’unica tipologia di aerei, mentre effettua collegamenti su destinazioni che le altre compagnie non considerano».
Per Alitalia, dicevamo, non è una tragedia. «Nessun analista ha sottolineato il fatto che, per il terzo mese consecutivo, Rynair ha diminuito il numero dei passeggeri, con un calo del 5% a dicembre, del 6% a gennaio e del 2% a febbraio». È la prima volta che non sviluppa il proprio business. Per due ragioni: «La crisi, anzitutto, l’ha obbligata a tagliare i voli invernali, perché non più profittevoli. Ryanair, inoltre, non è riuscita a raggiungere un accordo con Boeing. Dal prossimo anno, quindi, la propria flotta rimarrà stabile». Il motivo è semplice. «Ryanair voleva uno sconto superiore al 50% e Boeing ha rifiutato. Ora, di certo, non può cambiare tipologia d’aereo, perché i costi aumenterebbero del 15-20%. Basti pensare alla formazione dei piloti. Quelli Ryanair guidano tutti dei Boeing 737-800; se dovessero imparare a pilotare un Airbus dovrebbero essere adeguatamente formati. Aumenterebbero, inoltre, i costi di manutenzione, mentre verrebbe a mancare quella flessibilità di cui, attualmente la compagnia gode». Se un pilota di un Airbus, infatti, si ammalasse, non sarebbe immediatamente sostituibile, dato che la maggior parte degli altri continuerebbe ad essere in grado di pilotare solamente i Boeing.
Alitalia, dal canto suo, punta anch’essa, in parte, sul low cost. «Ha attivato Air One che, tuttavia, non compete direttamente con Ryanair ma con compagnie dai costi produttivi simili, quali Easy Jet». Secondo Giuricin, in ogni caso, «il mercato italiano è estremamente concorrenziale. Ryanair, del resto, è il frutto della direzione intrapresa negli ultimi 15 anni. Il che rappresenta indubbiamente un vantaggio per i consumatori, che hanno così la possibilità di scegliere i prezzi e i servizi che più gli convengono».
Resta da capire cosa ne sarà della compagnia italiana, dal momento che, secondo quanto pubblicato di recente da La Tribune, Air France sarebbe intenzionata ad acquistare Alitalia nel 2013 mediante uno scambio di azioni. «L’acquisizione – spiega Giuricin -, da quando Alitalia è privatizzata, rappresenta un passaggio praticamente naturale. L’unico problema è che, quest’anno, la compagnia d’Oltralpe perderà più di un miliardo di euro. Sta facendo un piano di ristrutturazione e dovrà capire se dispone delle risorse per crescere». Di sicuro, c’è che l’operazione inversa sarebbe del tutto impensabile. «Ricordiamo che Air France è un gruppo che fa 25 miliardi di utile, è grande cinque o 6 volte Alitalia e ha un traffico di 75 milioni di passeggeri».