Il professor Ugo Arrigo, docente di Scienza delle Finanze all’Università Statale “Bicocca”, non è solo un grande economista, ma è anche un personaggio di rara simpatia e ironia. Non lascia il tempo neppure di fargli la prima domanda, che esordisce: “I mercati sembra che non si siano riposati a Pasqua. Oppure si sono riposati troppo e hanno ripreso a scendere”. Non c’è solamente la notizia della caduta della Borsa, dello spread che risale e tocca quota 400. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, un bravo tecnico sulla ormai famosa “spending review”, rilascia un’intervista dove spiega che da tre anni la spesa pubblica italiana viene mantenuta sotto i livelli di guardia, ma questo con comporta una riduzione della pressione fiscale. È proprio la sorpresa più amara di un uovo “post- pasquale”. Non c’è nessun tesoretto, spiega il ministro Giarda, si tratta invece di “razionalizzare”.

Professore, che ne pensa di questa dichiarazione? La spesa pubblica non cresce, ma le tasse aumentano lo stesso.

Razionalizzare la spesa pubblica è un fatto importante, significa andare a vedere dove esistono le inefficienze. Ma qui ci si può rendere conto di come è differente il concetto di inefficienza tra il settore pubblico e quello privato. Un imprenditore privato se trova, se scopre un’inefficienza, la elimina, perché rischia del suo. Nel settore pubblico l’inefficienza non è un errore, è una cosa voluta. Infatti, nel settore pubblico prima si spendono i soldi e poi se ne prende atto. Ricordo di aver fatto parte nel 1992 della Commissione per la spending review, ai tempi del governo Amato.

Che lezione ne ha tratto?

Si erano individuate molte cose. Ma tenga conto che quella Commissione ha un quarto di secolo di vita, la prima è del 1988. Poi Giulio Tremonti l’ha sospesa in due occasioni e l’ha ripristinata nell’ultimo anno di governo. Anche cercando di razionalizzare la spesa pubblica, prima bisogna tenere conto della differenza tra pubblico e privato e poi non è detto che si possano eliminare errori, che sono voluti e convenienti per il settore pubblico.

Ma come si potrebbe agire per un’autentica razionalizzazione e quindi per eliminare questi errori?

Prima di tutto è necessaria un’autentica rivoluzione del settore pubblico. Le scelte sono due: o privatizzare tutto, oppure introdurre i criteri e i metodi della concorrenza. Creare almeno una concorrenza in vari settori come le Asl, gli ospedali, le scuole e via dicendo. Mi sembra che non ci sia questa intenzione.

Mi scusi se sposto il discorso su un altro fatto o su un’altra “notizia del giorno”. Angelino Alfano, segretario del Pdl, ha lanciato la proposta di far pagare l’Imu, solamente nel 2012, come se fosse una sorta di “una tantum”.

Come farla pagare quest’anno? In un anno di recessione. Aspettiamo invece: rinviamola a fine anno e vediamo poi se si può evitare. Ma cosa vuole che le dica, il discorso vale non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa ormai, Di fronte a certi fatti, a certe manovre economiche io, come economista, ho compreso che sono inadeguato.

 

In che senso professore?

 

Di fronte a una crisi come questa, si fanno politiche economiche che sono tutto il contrario di quello che si dovrebbe fare. In piena recessione si aumentano le tasse. Pensavo proprio in questi giorni che l’Europa sia completamente impazzita e che gli economisti sono personaggi del tutto inadeguati. È ormai tempo che entrino in scena gli psicologi, sono certamente più adatti. Oppure gli oculisti. Non c’è solo la miopia, la presbiopia, l’astigmatismo. C’è ormai la sindrome della “miopia alla Merkel”.

 

Cioè?

 

È una forma di malattia degli occhi che non vede le frazioni, che fissa il numeratore e non il denominatore. Guarda solo il debito e non il Pil. Non si sono resi conto che, anche se si raggiunge il pareggio di bilancio, il Pil nominale scende. Quindi il pareggio di bilancio è sbagliato. In questo caso c’è una doppia miopia.

 

In tutto questo professore, come abbiamo accennato all’inizio, i mercati sono andati a carte e quarantotto. Male l’andamento di Wall Street per i dati sull’occupazione americana. Male l’Europa e soprattutto l’Italia, con uno spread a 400 punti e una Borsa che perde in un giorno il 5%.

 

Ma come? Non avevamo già salvato l’Italia? In realtà, i mercati hanno dato una lettura recessiva della manovra e questo non lo vogliono ammettere e si fanno illusioni. I mercati avevano già dato una lettura recessiva della prima manovra di Tremonti. E le dirò di più. Ricordo che quando nel 1992 Giuliano Amato fece quella manovra monstre, lo spread salì, perché, anche in quel caso, i mercati l’avevano presa come una misura recessiva.

 

Commentiamo un’ultima notizia di giornata, professore. Emma Marcegaglia, dopo aver criticato il governo Monti sulla riforma del lavoro, oggi “picchia duro” sulla pressione fiscale. Dice che deve essere abbassata.

 

E perché Marcegaglia e la Confindustria non l’hanno detto 13 anni fa, o 10 anni fa ? Le imprese che aderiscono a Confindustria facciano uno sciopero tributario, impegnandosi a pagare le aliquote più alte d’Europa, che sono sempre inferiori a quelle italiane. Perché non lo hanno mai fatto? Probabilmente i nostri imprenditori si abituerebbero a dialogare con il mercato e non con il potere, come hanno fatto quasi sempre.

 

(Gianluigi Da Rold)