L’Imu sulla prima casa si verserà solo nel 2012 in tre rate: il 16 giugno, il 16 settembre e il 16 dicembre, a conguaglio dell’intero anno. E’ quindi venuto il momento di calcolare quanto bisognerà versare entro la prima data, anche se il conteggio risulta a tratti complicato: cominciamo col dire che l’acconto dell’Imu andrà pagato secondo le aliquote base nazionali, quindi il 4 per mille sull’abitazione principale, 2 per mille per i fabbricati strumentali rurali e il 7,6 per mille per tutti gli altri immobili. Questo vale in tutti casi, anche se i Comuni avessero già fissato le proprie aliquote, perché tale differenza andrà versata solo entro il 16 dicembre.
Gli stessi Comuni si sono detti contrari alla divisione in tre tranche del pagamento dell’acconto dell’Imu, perché a loro detta questo causerà numerosi problemi di liquidità. Il vero problema riguardante il pagamento dell’Imu nasce però nel momento in cui bisogna versare la quota di imposta erariale, cioè la parte che spetta allo Stato, che segue regole diverse da quelle che invece riguarda il pagamento ai Comuni: su tutti gli immobili che non siano abitazioni principali o fabbricati agricoli strumentali il cittadino dovrà versare una quota pari allo 0,38% dell’imponibile allo Stato, su cui non valgono né detrazioni locali, né riduzioni di aliquote.
Quindi (e questa è la parte più complicata) i contribuenti dovranno eseguire due diversi tipi di conteggi, per ogni tipo di immobile su cui il Comune abbia posto un’aliquota differente rispetto a quella base nazionale. Dal conteggio si salvano naturalmente le abitazioni principali e i fabbricati strumentali rurali, di competenza esclusiva del Comune in cui l’immobile si trova. Un altro ostacolo arriva infine a dicembre, momento in cui, come detto in precedenza, bisognerà scomporre nuovamente l’ammontare dell’acconto in due ulteriori parti uguali, una con il codice dell’imposta statale, l’altra con quello dell’imposta comunale.
Per chiarire tutta l’intricata situazione di pagamento dell’Imu, IlSussidiario.net ha contattato Franco Galvanini, responsabile dell’area fiscale del Caf Cisl, che comincia con lo spiegarci che «il calcolo di per sé non sarebbe complicato, almeno per quanto riguarda il primo acconto e almeno fino a quando si è pensato di pagare esclusivamente sull’abitazione principale in tre tranche. Questa ulteriore modifica va certamente a complicare ancora di più la vita dei contribuenti, che dovranno quindi pagare tre rate: a giugno, settembre e poi il conguaglio a dicembre quando ci saranno le aliquote definite dai Comuni».
Galvanini sottolinea poi la divisione di pagamento tra quota comunale e quota statale, che «riguarda sia gli immobili che i terreni, fatta eccezione per l’abitazione principale e gli immobili strumentali agricoli, che sono di competenza esclusiva del Comune. L’acconto va versato prendendo a riferimento le aliquote previste dal decreto Monti, – conferma Galvanini – quindi il 4 per mille per l’abitazione principale, il 7,6 per mille per tutti gli altri immobili e il 2 per mille per i fabbricati strumentali agricoli. Queste sono le aliquote di riferimento per il versamento dell’acconto di giugno, ma come dicevo prima la complicazione ulteriore è rappresentata dal pagamento per l’abitazione principale non più in due tranche, ma in tre con cui vengono praticamente sdoppiate le modalità, i tempi e le percentuali che servono per pagare questa imposta».
Le proteste dei Comuni a riguardo, continua Galvanini, «sono lecite, anche se verranno coinvolte solamente le abitazioni principali. Oggettivamente, rinviare una parte degli introiti previsti a giugno di tre mesi certamente potrebbe creare qualche problema ai Comuni. Inoltre, questa soluzione complica anche la vita dei cittadini, che si vedono costretti a dover pagare prima un terzo e poi un altro terzo a settembre, che a mio parere rappresenta solamente un’ulteriore complicazione». Arriviamo quindi a dicembre, quando vedremo secondo Galvanini «l’impatto maggiore, anche perché, nonostante pochissimi Comuni abbiano già deliberato, la tendenza è comunque quella di andare al rialzo. C’è quindi il forte rischio che gran parte dei Comuni prevedrà aliquote che andranno ad aumentare quelle di riferimento previste dal governo Monti».
(Claudio Perlini)