Ennesima novità riguardante l’Imu, l’imposta municipale (anche se parte degli introiti andrà allo Stato) sugli immobili: la Commissione finanze della Camera ha infatti approvato un emendamento che permetterà al contribuente di scegliere se pagare l’imposta in due o in tre rate, e non obbligatoriamente in tre come era stato deciso in precedenza. La proposta è stata avanzata da Gianluca Galletti dell’Udc, secondo cui il pagamento in tre rate presentava un difetto: visto che la prima e la seconda rata sono entrambe calcolate sulla base di un terzo dell’imposta dovuta con aliquota base, a settembre il contribuente avrebbe pagato già più del 66%, in attesa del successivo conguaglio previsto per dicembre. Con questa modifica, invece, “il contribuente potrà scegliere se pagare l’Imu sulla prima casa in due o tre rate: – ha spiegato lo stesso Galletti – entro il 16 giugno potrà decidere se pagare il 33% e avere a disposizione altre due rate, settembre e dicembre, oppure pagare il 50% a giugno e l’altra a metà a dicembre”. In questo modo, conclude l’esponente centrista, “il contribuente che deciderà di versare in due sole rate avrà versato solo il 50% invece che il 66%”.
Bisogna però sottolineare che la rata che andrà pagata entro il 18 giugno riguarderà la prima abitazione e il calcolo dovrà essere fatto in base all’aliquota base pari al 4 per mille. Questa stessa aliquota, entro il 30 settembre, potrà aumentare o diminuire di un altro due per mille, a seconda di quanto stabiliranno i Comuni in cui l’immobile si trova. Insieme al commercialista Paolo Costanzo, che IlSussidiario.net ha intervistato a riguardo, parliamo anche dei diversi dubbi che ancora permangono riguardo questa nuova imposta, come quello riguardante i coniugi separati o divorziati: a pagare l’Imu sulla casa sarà chi ci abita perché gli è stata assegnata, a prescindere dal fatto che ne sia o meno il proprietario. Su questa decisione ha protestato vivacemente l’Associazione avvocati matrimonialisti italiani (Ami), secondo cui “non è possibile stabilire a priori chi dovrà pagare l’Imu, perché dipende dalle condizioni economiche dei coniugi”, quindi dovrebbe essere un giudice a valutare i diversi casi. Nel disegno di legge delega sulla riforma fiscale approvato dal Consiglio dei Ministri è stata anche inserita la riforma del catasto, con il passaggio dai vani al metro quadrato per la determinazione del valore patrimoniale dell’immobile, il che andrà senz’altro a incidere sul pagamento della nuova imposta municipale sugli immobili.
A Paolo Costanzo, commercialista e titolare dell’omonimo studio, abbiamo innanzitutto chiesto un giudizio generale: «Il fatto che il pagamento si possa dividere in due o tre rate – spiega – è ovviamente un vantaggio di carattere finanziario per il cittadino e contribuente, già vessato da imposte e balzelli di ogni tipo e da un carico fiscale che ormai sta diventando insostenibile. Un aspetto quindi importante, anche perché il peso dell’Imu sarà molto più significativo rispetto a quello dell’Ici, sia per la base imponibile più elevata che per la revisione delle rendite catastali. Bisognerà infatti vedere in che modo questa inciderà: da un lato potrebbe andare a favore di una maggiore equità, in quanto a oggi molte rendite non sono state adeguate, ma dall’altro sarà interessante capire quale sarà il reale impatto sulla base imponibile e quindi sull’imposta da pagare».
Riguardo al tema dei coniugi separati o divorziati, Paolo Costanzo ci spiega che «in questo ambito, nella generalità dei casi ma non sempre, è il marito che di fatto deve abbandonare il tetto coniugale, e non sono rari i casi in cui vediamo persone separate o divorziate costrette a vivere in condizione di povertà. Quella di far pagare chi abita la casa può quindi essere considerata una decisione giusta, anche se poi naturalmente ogni caso presenta caratteristiche particolari. E’ ovvio che se la parte debole è quella che occupa l’abitazione la situazione andrà rivista, ma come ho spiegato, nella nella generalità dei casi la parte che sconta maggiormente la separazione è l’uomo, che poi è costretto ad abbandonare la casa e giustamente a garantire il sostegno economico dei figli e della moglie laddove questa non abbia un’occupazione».
Commentiamo infine le parole del segretario della Cisl Raffaele Bonanni riguardo l’impatto che l’Imu avrà sui contribuenti italiani. “Se la cifra è la stessa, – ha detto Bonanni – pagarla in tre rate non cambia molto. Quello che bisogna ricordare è che l’Imu costerà uno stipendio all’anno per ogni lavoratore dipendente e una pensione mensile all’anno per ogni pensionato”. Il commercialista Paolo Costanzo conferma, e aggiunge che «sicuramente l’imposta, da considerare molto significativa, assorbirà uno stipendio di un impiegato, perché almeno in base ai primi dati parliamo di cifre superiori ai mille euro. Sono quindi numeri importanti, che incideranno notevolmente sulle disponibilità dei cittadini».
(Claudio Perlini)