La famigerata Imu, l’Imposta municipale unica sulla casa, introdotta dal governo Monti al posto dell’Ici, si carica di un surplus di sgradevolezza. Non era sufficiente che, d’un tratto, milioni di cittadini si trovassero a dover metter mano cospicuamente al portafogli; ora, si scopre che tale operazione sarà gravata dall’indeterminatezza. Valeriano Canepari, presidente del Caf Cisl e coordinatore nazionale della Consulta dei Caf, spiega a ilSussidiario.net perché. «I Centri di assistenza fiscale, in Italia – precisa, anzitutto – sono 82; ci sono quelli dei sindacati, quelli delle associazioni imprenditoriali, come Confagricoltura, Coldiretti, Confartigianato, Cia, Cna – tanto per citarne alcune -, quelli dei commercialisti e dei consulenti del lavoro. Ebbene: abbiamo deciso unitariamente di inviare una lettera al ministero dell’Economia per sollecitare due proposte che potrebbero risolvere, in maniera molto semplice e pratica, il problema». Partiamo, quindi, dall’analizzare le criticità rilevate: «Abbiamo iniziato le operazioni di assistenza fiscale da alcune settimane. Abbiamo già fatto oltre un milione di dichiarazioni e constato che oltre l’80% dei contribuenti, quest’anno, dovrà pagare l’Imu. Il che, l’anno scorso, non accadeva. Con l’esenzione della prima casa, i contribuenti assoggettati a questa imposta erano molti di meno». Ecco cos’è accaduto: «A costoro, non abbiamo potuto consegnare il modello di pagamento dell’imposta. Anzitutto, perché i Comuni non hanno ancora deliberato un proprio regolamento attuativo della legge nazionale (che dovrà essere varato entro il 30 giugno, comunque tardi)». In effetti, ciascun Comune, entro un determinato range, ha facoltà di stabilire diverse modalità di pagamento: «Determinando l’importo da versare, decidendo di aumentare o abbassare l’aliquota o agendo sulle detrazioni».



La soluzione individuata è molto semplice. «Dal momento che si tratta del primo anno di introduzione, chiediamo che l’acconto da versare entro il 15 di giugno venga pagato applicando il 50% delle aliquote nazionali, uguali per tutti i Comuni. Dopo di che, a dicembre, quando ci sarà il conguaglio, si determinerà l’imposta su quanto determinato dalle singole amministrazioni. In questo modo è possibile assistere tutti, mentre i cittadini possono effettuare i pagamenti senza difficoltà». Il secondo problema riguarda lo strumento con il quale si paga l’imposta. «Si tratta del F24, un modello definito dall’Agenzia delle Entrate. Ma a oggi, l’Agenzia, ma anche l’Anci e il dipartimento di politiche fiscali del ministero dell’Economia, non hanno ancora approvato il modello; per cui, il cittadino non può recarsi in banca per pagare». Anche in tal caso, non si può certo parlare di richieste esorbitanti: «Chiediamo che tale modello venga definito velocemente. In questo modo si eviterebbe di fare oggi il 730 e di chiedere ai contribuenti di tornare a maggio per effettuare il calcolo dell’Imu. Tanto più che allora saremo nel pieno dell’attività fiscale». Concretamente, la decisione spetterà, in ultima istanza, al Parlamento. «In Senato è in discussione il decreto fiscale. Sarebbe sufficiente un piccolo emendamento per risolvere la questione». 



Difficile prevedere come andrà a finire. «Se dovessimo ragionare secondo buon senso, la proposta dovrebbe essere recepita senza problemi. Tanto più che non determinerebbe alcun minor introito fiscale.  Sta di fatto che, già in prima battuta, avevamo avuto rassicurazioni in tal senso. Ma non se ne è fatto nulla».  Canepari ci tiene a sottolineare che «si tratta di questioni che chi opera nel settore conosce molto bene. Se le autorità politiche, ogni tanto, ci ascoltassero, processi di questo genere si svilupperebbero, dal punto di vista operativo, senza intoppi».

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