«L’ultima voce di oggi, che gira insistentemente per le strade di Parigi, è che Francois Hollande vinca le elezioni al primo turno». A dirlo è James Charles Livermore, operatore finanziario internazionale, che mastica politica, economia e finanza e che conosce la realtà della Francia, Paese che domani vivrà un momento chiave anche per il futuro dell’Europa, ancora alle prese con la crisi: le elezioni presidenziali che vedono opporsi Nicolas Sarkozy e Francois Hollande.



La vittoria al primo turno di Hollande avrebbe un significato squassante non solo per Sarkozy, ma per la Francia.

Bisogna vedere di quale tipo di passaggio presidenziale si tratta. A tanti questo successo di Hollande potrebbe apparire come un segno di violenta discontinuità. E questa potrebbe sembrare l’interpretazione più corretta, dato che si tratta di un socialista che si insedia all’Eliseo. Ma conoscendo l’establishment e soprattutto lo Stato francese, con i suoi “grand commis”, si può pensare anche a un cambiamento, formalmente di discontinuità, ma sostanzialmente pilotato e tutelato.



Quali sono i motivi che la fanno indurre a pensare a un ricambio di questo tipo?

Ci sono tanti segnali. Innanzitutto il personaggio Nicolas Sarkozy che è letteralmente screditato, sprofondato nei sondaggi e trattato come una “caricatura”. Giusto o sbagliato che sia, Sarkò oggi in Francia non convince più nessuno, nemmeno i suoi. Basta dire che in un “fuori onda” televisivo, l’attuale primo ministro Francois Fillon, forse accorgendosi o forse non rendendosene conto, ha detto chiaramente che il presidente “è politicamente morto”. Se non è un segnale questo! Poi vale la pena di notare l’atteggiamento di altri esponenti del governo. E infine la posizione del vecchio Jacques Chirac: “Voterò Hollande, perché pochi mi hanno fatto male in questi anni come Sarkozy”. Insomma, direi che Sarkò è abbandonato in modo trasversale. Hollande non prenderà solo i voti socialisti.



A suo parere questo è un indizio che l’establishment ha mollato Sarkò e che vuole controllare Hollande?

È molto probabile. Hollande ha fatto una campagna elettorale con qualche “sparata”, con un imprinting socialista e statalista. Ma, ad esempio, un uomo come Laurent Fabius, socialista, corregge e reinterpreta quello che dice Hollande. E Fabius è un uomo di sinistra, un esponente socialista, che è tuttavia legato a grandi ambienti finanziari, è un personaggio che conta nei grandi affari.

Il problema è che l’establishment francese, senza una continuità adeguata, ma con un presidente socialista, possa portare a un “salto nel vuoto”. Si parla da tempo di un nuovo downgrade per la Francia. E come reagirebbero i mercati?

Guardi, se passa il messaggio della continuità non ci saranno grandi cambiamenti e grandi ripercussioni o turbamenti. Certo, se Hollande comincia a mettere in atto una politica fiscale aggressiva e cominciano ad avvenire dei trasferimenti di ricchezza le cose potrebbero cambiare e di molto. A quel punto ci potrebbe essere uno choc, con mercati che vanno a picco e uno spread che sale alle stelle.

 

Ma lei sembra non credere a questa possibilità.

 

La Francia sta vivendo da anni su una buona credibilità politica e l’importante è garantirgliela ancora. Forse per questo Sarkò è diventato quasi controproducente per lo stesso establishment. La credibilità politica sostituisce un’economia che non sta affatto bene e che, secondo schema napoleonico, è fortemente statalizzata. È venti anni ormai che l’economia francese cerca di frenare l’impatto con il mercato e i francesi sono “sballati” da questo impatto. Basta guardare quello che hanno fatto con le loro banche. Le hanno gonfiate a dismisura per poterle rendere non scalabili.

 

Tuttavia, anche in un passaggio concordato, di non discontinuità, l’asse franco-tedesco, il rapporto tra Sarko e Angela Merkel è finito.

 

Questo avverrà senz’altro. Hollande non può presentarsi come l’uomo del rigore pur rispettando una certa continuità. Quanto al rapporto tra Sarko e la Merkel credo che si sia consumato già tutto. Si diceva tutto e il contrario di tutto, addirittura che Sarkozy volesse invitare la Merkel ai suoi comizi. Credo che il cancelliere tedesco abbia già abbandonato al suo destino il suo ex partner e voglia tenersi ben lontano da queste elezioni francesi.

 

(Gianluigi Da Rold)