Arriva una Imu bis? E’ quanto si domandano i sindaci di tutta Italia alla notizia che tra le pieghe del decreto sulle semplificazioni fiscali che è appena stato approvato alla Camera, c’è una nuova imposta sugli immobili. E’ la vecchia imposta di scopo varata dal governo Prodi con la finanziaria del 2007 che in realtà venne disattesa da quasi tutti i sindaci, sembra infatti che la applicarono una ventina soltanto di città. Imposta di scopo perché ha proprio lo scopo di finanziare progetti utili per la singola città, come scuole, asili, restauro di edifici storici, opere pubbliche insomma. La domanda che tutti si fanno però è una: ma i soldi che i comuni incasseranno dalla prima Imu, non hanno lo stesso scopo? Perché procedere a due prelievi fiscali sugli immobili, di questi tempi? A IlSussidiario.net ha risposto il professor Gianluigi Bizioli: “C’è differenza fra le due imposte” ci ha detto. “L’imposta di scopo non può ad esempio coprire le spese correnti dei comuni, ad esempi gli stipendi dei dipendenti. L’Imu  d’altro canto è priva di scopo e serve per coprire le spese correnti delle municipalità”. Inoltre spiega Bizioli l’imposta di scopo è lasciata alla decisione del singolo sindaco se applicarla o no: “Di questi tempi, con tutto il prelievo fiscale, dubito che ci sarà qualcuno che lo farà, sarà anche questa volta come nel 2007 disattesa”.



Professore, dunque non siamo davanti a una seconda Imu?

No, perché l’imposta di scopo non è una imposta diretta a coprire le spese dei comuni, ma è diretta a coprire le spese per investimenti, per realizzare opere pubbliche come asili e palestre ad esempio. Come dice il nome,  è una imposta che ha una finalità particolare, un legame con lo scopo.



Fu introdotta nel 2007 da Prodi, ma venne disattesa da quasi tutti i sindaci: perché?

Nella finanziaria del 2007 l’imposta di scopo poteva coprire solo il 30% dello scopo complessiva dell’opera. Per cui se io progettavo una palestra con questa imposta potevo coprire solo il 30% della spesa totale, ovviamente non era molto appetibile. Infatti il decreto fiscale sul federalismo municipale ha elevato questa quota di copertura al 100%  in modo tale da renderla effettivamente interessante. Con quel limite tecnico del 30% chi si metteva a costruire qualcosa e a mettere una imposta che dava diritto a un tale rimborso? Si cercavano risorse altrove.



Spieghiamo ancora perché non è una Imu bis, è importante di questi tempi di tasse sapere cosa ci aspetta.

L’Imu è imposta priva di scopo, la struttura base va a coprire le spese correnti dei comuni. Non è infatti giusto chiamare l’imposta di scopo una Imu bis, solo perché si basa sullo stesso imponibile cioè gli immobili. Essa non può finanziare spese correnti, come il personale, il funzionamento di un asilo, i servizi erogati di assistenza. Può finanziare solo opere pubbliche.

Sembra che molti sindaci abbiano già storto il naso di fronte a questa imposta di scopo. 

 

Attenzione: non è obbligatoria, è facoltativa, saranno i singoli comuni a decidere. L’imposta di scopo era già prevista nel decreto 23 sul federalismo del 2011 però non è partita perché richiedeva un regolamento statale che non è mai stato emanato. La nuova modifica riprendeva la vecchia idea, la aumentava al 100% e lasciava completa discrezionalità ai comuni se introdurla o no. L’unica novità è che i comuni avranno un strumento ulteriore di immediata applicabilità perché finanziano l’opera pubblica.

 

Ma lei crede che i cittadini accetteranno una nuova tassa?

 

Credo che tranne casi eccezionali ancora una volta questa imposta non avrà grande successo considerando il periodo di elevato prelievo fiscale.