È una nuova botta durissima per i mercati europei e soprattutto per la Borsa di Milano. Piazza Affari lascia sul terreno il 3,87% e crolla sotto una soglia psicologica importante, quella dei 14mila punti, fermandosi a 13mila e 800 punti. Il “fatidico” spread, quello per cui si sono tassati pensionati, anziani che lasciano la casa per andare in ricovero, case di ogni tipo e genere (tranne i saloni di rappresentanza delle Fondazioni bancarie), è risalito a 409 punti. La manovra del “governo dei tecnici” è uno spettacolo pirotecnico al rovescio. Se c’è qualcuno che crede ancora nella “seconda fase”, quella della crescita, sarà bene che, sfruttando forse gli ultimi giorni di scarso impatto fiscale, si rivolga a uno psicanalista e poi si affidi alla cartomanzia.



Tutta la credibilità politica del governo Monti deve avere esaurito il suo effetto sui mercati. I quali, secondo alcuni tecnici, sono schizofrenici, ma forse non è proprio così. L’alba del lunedì è arrivata dopo uno spettacolo politico europeo da brividi, con il Front National di Marine Le Pen che a Parigi ha sfiorato il 19% e può fare l’ago della bilancia nella situazione politica francese. Intanto il “petit Bonaparte”, al secolo Nicolas Sarkozy, ha uguagliato un record, quello dell’unico Presidente in carica che è stato sconfitto al primo turno. Poi c’è un parapiglia olandese, dove va in crisi il governo. Forse sarebbe stato meglio parlare di credibilità politica complessiva dell’Europa, dato che oramai è chiaro a tutti che la crisi è soprattutto europea.



In fondo, la credibilità politica ha certamente un peso, ma anche i numeri e le stime complessive, tutte riviste al ribasso, hanno il loro peso. Se lo spread è un indicatore qualche volte bizzarro, certamente le Borse, alla fine, riflettono la situazione delle economie. Se l’Europa è in recessione, non è di certo possibile che le Borse possano andare bene. Se in Italia, guardando solo l’ultimo dato dei consumi di carburante da trasporto (meno dieci per cento in un anno), si continua ad armeggiare su come aumentare le tasse, è evidente che i mercati non possano puntare (se non al ribasso) su un Paese che si incaponisce a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 in uno stato di profonda recessione.



Ormai la pressione fiscale italiana, senza che esista uno straccio corrente e chiaro di spinta alla crescita, ha raggiunto livelli allarmanti e intollerabili. L’accanimento della tassazione contro i produttori di ricchezza, le imprese in primo luogo, raggiunge livelli parossistici e si continua a fare degli “esempi virtuosi”, come la sobrietà a Palazzo Chigi che dovrebbe essere la strada degli altri ministeri. Alla luce di quando sta accadendo sui mercati, tutto questo appare come una sorta di povera illusione e la lettura dei mercati è quella di un Paese che era malato di non crescita e che resta un ammalato grave di non crescita. Inoltre, più impoverito dalla nuova pressione fiscale che gli viene imposta.

Quando scatterà l’Imu, si prevede che i prezzi delle case crolleranno del 20 o 30 percento. Così, in nome del bilancio statale, il governo dei tecnici continua nella sua cura di antibiotici e l’ammalato sta diventando un degente cronico.