La copertura è stata pressoché totale; praticamente non vi è attività umana che non sia stata colpita. Tra i nuovi balzelli individuati dal governo Monti, alcuni riguarderanno la casa (Imu), gli acquisti (Iva al 23%), l’Irperf (addizionali), gli imbarchi e gli sbarchi aerei, le automobili aziendali, i contributi sanitari e i contratti; e ancora: acqua, luce, gas e carburanti, che aumenteranno drasticamente. Poi, di nuovo l’Imu. Già. L’Imu bis. Si tratta della tassa di scopo introdotta dal governo Prodi e rafforzata dal governo Berlusconi che, tuttavia, non aveva mai trovato concreta applicazione (solo una ventina di Comuni se ne erano avvalsi). Da quando, in particolare, era stata abolita l’Ici, far pagare l’imposta sulle abitazioni avrebbe rappresentato per i sindaci un suicidio politico. Ora chissà. La famigerata tassa ha la medesima base applicazione dell’Imu ed è facoltativamente esigibile dai Comuni per finanziare le proprie opere. Nel decreto Semplifica-Italia è previsto che possa essere applicata per il doppio del tempo stabilito dal precedente governo (da 5 a 10 anni), che possa sovvenzionare il 100% dell’opera (prima solo il 30%), e che possa essere estesa anche alle prime case. I sindaci giurano che non la useranno, il governo rifiuta ogni addebito, facendo presente che la tassa già c’era. Vedremo. Per il momento le associazioni dei consumatori hanno calcolato che ogni famiglia subirà una stangata media di circa 1330 euro per l’aumento dei prezzi e di altrettanto per le imposte dirette. «I dati, purtroppo, sono verosimili. E potrebbero determinare effetti perversi», spiega, raggiunto da ilSussidiario.net Paolo Costanzo, commercialista titolare dell’omonimo studio di consulenza aziendale. «Riducendo costantemente, infatti, i redditi disponibili peri consumi – continua -, la ripresa potrebbe diventare una chimera. E, man mano che la base imponibile si riduce, non resterà altro da fare che introdurre ulteriori nuove tasse».
La spirale, ovviamente, non può procedere all’infinito. «Siamo arrivati al limite. L’Italia è uno tra i Paesi più tassati al mondo, mentre ai costi espliciti si aggiungono quelli legati alla burocrazia e gli adempimenti da effettuare presso le amministrazioni pubbliche che rappresentano, per i cittadini, una perdita di risorse». Come già Mario Baldassarri su queste pagine, anche Costanzo sostiene che «attraverso un taglio oculato dei costi della politica, intesi come gestione di taluni capitoli di bilancio della spesa pubblica dove si verificano evidenti e diffusi episodi di corruzione, sarebbe possibile ridurre il debito senza pesanti aggravi per i cittadini». In ogni caso, l’ostinazione fiscale nuocerà alla classe politica stessa, nonché al governo dei tecnici. «In Italia la tensione sociale sta montando a livelli allarmanti, mentre i giovani ma non solo, sono sempre più affascinati da fenomeni antipolitici come il movimento di Grillo».
Se si aggiunge il fatto sta crescendo la consapevolezza dell’incostituzionalità dell’Imu-bis, la situazione appare critica. «In effetti l’art. 53 della Costituzione afferma che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” (da qui la progressività delle aliquote) e la tassa in questione ne stravolgerebbe il contenuto. Tuttavia, non so con quale successo l’incostituzionalità potrebbe essere eccepita». Già di per sé il regime fiscale italiano, sotto certi versi, dovrebbe essere definito incostituzionale. «Non contemplare, ad esempio, il carico familiare per differenziare la contribuzione, di per sé è una palese violazione dell’articolo 53».
(Paolo Nessi)