Nel giro di un mese, forse meno, il “governo dei tecnici” di Mario Monti sta perdendo non solo smalto, ma anche popolarità. Lo si vede anche dai media che lo hanno sostenuto, da qualche titolo che appare problematico come quello dell’Espresso di questa settimana. In copertina c’è la faccia del “professore competente” su uno sfondo nero, poi la frase quasi fatidica “Se non ce la fa neanche lui”, unita a un catenaccio che è tutto un programma: tasse in aumento, spesa che non cala, crescita che non decolla, partiti in fibrillazione. E tra gli italiani monta la sfiducia. Cominciano i tentennamenti di quelli che sono stati i supporters del professore, qualche perplessità. Allora, dopo il fervorino preoccupante, si preferisce parlare d’altro, ovviamente di scandali, soprattutto di inchieste in corso su degli scandali che devono ancora essere dimostrati a rigore processuale. Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, non si stupisce di fronte al “professore calante” e allo “scandalismo crescente”.



Professore, in questi ultimi quindici giorni il governo sembra vistosamente in calo di consensi.

Il punto è che si erano fatti un po’ tutti delle illusioni, molte illusioni. Si aspettavano una sorta di “miracolo” da un partito come il Pd, che è di sinistra dirigista, centralista, statalista, e dal “governo dei tecnici”. Ma qui di “miracoli” non se ne vede traccia. Io ho già paragonato Monti a una sorta di “governo Badoglio”, ma può anche essere una specie di “governo balneare” alla Giovanni Leone. Cioè quei governi che si limitavano all’amministrazione e non facevano assolutamente nulla. L’imprinting centralista glielo assicurano alcune presenze nel governo. Elsa Fornero ha una storia di sinistra, altri hanno flirtato con la sinistra partecipando pure a delle primarie. Io credo che l’opinione pubblica italiana abbia compreso tutto benissimo e quindi ora è disillusa, irritata, scontenta. Vede gli effetti di questa politica. Ma c’è di peggio in questo caso.



Che cosa?

Il problema è che questo “governo di tecnici” ha commesso una serie di errori tecnici, che poi a vedere bene sono errori ideologici, dettati dai supporter di Mario Monti e del suo governo. Per settimane i media italiani, quelli che volevano la soluzione “tecnica”, hanno insistito con le tasse sui patrimoni, sui redditi del ceto medio, delle famiglie e soprattutto sugli immobili. In più hanno fatto una “riformetta” del lavoro sullo schema del professor Pietro Ichino, che vuole punire tutti i contratti a termine, quelli che aveva previsto la legge Biagi. Io ricordo bene come chiamavano questi contratti. Li definivano “bolle di sapone”. Scambiano per precarietà un contratto a tempo determinato, anche il contratto di uno stagionale, che alla fine è un lavoratore stagionale. Quasi li insultano bollandoli di precarietà. Infine, questo pasticcio sull’articolo 18, che non permette neppure di combattere l’assenteismo ingiustificato.



Tutto questo provoca effetti negativi per la nostra economia e ci relega sempre in fondo alle classifiche dei paesi dove si possono mettere in piedi imprese oppure costruire case.

Basta vedere la classifica della Banca mondiale. Siamo spesso dopo l’Albania. Norme di tutti i tipi, una valanga di pratiche burocratiche, una serie di passaggi farraginosi. L’edilizia, che è un settore trainante, è completamente bloccata. In Italia, magari puoi anche metterti a fare un’impresa, poi non so quanti passaggi si devono fare per ottenere l’energia elettrica. Infine, tutta una serie di norme sui contanti, sui conti correnti, insomma una “giungla dirigista”. Non parliamo infine della giustizia civile. Tutto questo doveva essere affrontato con un serio programma di liberalizzazioni. Hanno fatto altro e lo sappiamo bene. Aggiungiamo pure che con questa tassazione sugli immobili, alla fine il patrimonio pubblico non riuscirà neppure più a essere venduto.

 

C’è anche questa invadenza fiscale, che per molti sta diventando opprimente.

 

Guardi che la squadra che lavora all’Economia è la vecchia squadra di Giulio Tremonti. Allora era frenata da una parte del governo di centrodestra. Adesso questa squadra è in “libera uscita”. In questo caso è come la rivoluzione dei sanculotti che sono ancora al governo. Sono arrivati i giustizialisti. Si poteva pensare che fosse un prezzo da pagare alla sinistra per ottenere una buona riforma del lavoro. No, non hanno fatto neppure questa.

 

Secondo lei, l’opinione pubblica si rende conto di tutto questo?

 

Comprende bene gli effetti di questa politica. Insomma, il professor Monti oggi ha un indice di popolarità che è sul 50%, con un governo intorno al 40%. Ma si dà il caso che questo primo ministro e questo governo siano appoggiati dal 75% del Parlamento. E allora i conti non tornano proprio. Mi vengono in mente i tempi dell’unificazione socialista, più ci si univa e più si perdevano voti”.

 

Ci saranno dei contraccolpi sociali?

 

Prevedo al momento contraccolpi politici. I media che facevano i supporter di Monti e dei “tecnici” al momento stanno montando degli scandali. In poche parole depistano, dando la sensazione che la colpa sia dei partiti, soprattutto del centrodestra. Basta mettere in fila il continuo attacco a Berlusconi, poi a Formigoni, quindi alla Lega Nord. Per quanto riguarda i contraccolpi sociali penso che crescerà il malcontento, quello che porterà la sinistra a perdere continuamente voti. È per questa ragione che qualcuno a sinistra vuole andare a votare a ottobre. Vuole evitare un’emorragia continua di consensi.

 

In questi giorni Monti è a Bruxelles. Si è incontrato con Barroso e si parla di un nuovo accordo con la Merkel, quasi un asse italo-tedesco.

 

Mi sembra che non ci siano grandi iniziative internazionali di Monti. Con la Merkel poi ha poche carte in mano. Soprattutto con la riforma del lavoro che il governo ha predisposto. Un asse italo-tedesco c’è nella Bce tra Draghi e la Merkel, nonostante tutte le opposizioni tedesche. A ben vedere è la Merkel che sostiene veramente Draghi.

 

(Gianluigi Da Rold)