«Credo che l’attuale governo non abbia in mente ciò che davvero sarebbe opportuno fare riguardo il riordino della spesa pubblica nel nostro Paese. Una rivisitazione della spesa è certamente necessaria, ma dovrebbe essere fatta mettendo in relazione la spesa pubblica con gli effetti moltiplicativi che le manovre di spesa pubblica mettono in campo. Detto in altri termini, bisognerebbe recuperare una distinzione tra spese produttive e spese improduttive, cosa che non mi pare sia al centro della struttura teorica del ragionamento dell’attuale governo».
Stefano Lucarelli, ricercatore confermato di Economia Politica presso il Dipartimento “Hyman P. Minsky” dell’Università di Bergamo, commenta in questo modo il piano di spending review che il ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, porterà al vaglio del consiglio dei ministri di lunedì prossimo per un primo esame. Il primo obiettivo è ovviamente il tanto annunciato pareggio di bilancio nel 2013, anche se il governo cercherà in ogni modo, per motivi squisitamente politici, di evitare almeno in parte il previsto aumento dell’Iva dal prossimo primo ottobre.
A suo giudizio, come si sta muovendo finora il governo?
Sta cercando di recuperare risorse per evitare un’infausta manovra tributaria di aumento dell’Iva, che a quanto pare metterebbe anche in discussione una parte della maggioranza parlamentare che in questo momento ancora lo sostiene. Nonostante il lavoro affidato a Piero Giarda sia sicuramente certosino e dettagliato, mi sembra che ci si trovi di fronte a una logica di individuazione dei programmi di spesa da razionalizzare, eliminando soprattutto le leggi di finanziamento microsettoriali che caratterizzano alcuni ministeri.
Quindi cosa pensa del piano Giarda?
Il rapporto verrà presentato solamente lunedì prossimo, e finora è apprezzabile il dettagliato lavoro che si sta facendo sulla spesa, ma il mio timore è che si proceda a dei tagli tenendo conto solamente dei luoghi in cui si spende di più, ponendo in secondo piano gli effetti moltiplicativi della spesa sia diretti che indiretti.
Quali saranno secondo lei gli obiettivi principali che emergeranno dal rapporto Giarda?
Riguardo a questo, possiamo dare uno sguardo al documento economico finanziario del 2012 presentato dal governo, alla sezione Analisi e tendenze della finanza pubblica, in particolare al capitolo riguardo il conto economico delle amministrazioni pubbliche: questo prevede delle politiche, tra il 2012 e il 2015, che si pongono l’obiettivo di mantenere costanti i salari dei dipendenti pubblici, far scendere le spese per acquisti e appalti e soprattutto quello di far scendere i trasferimenti alle pubbliche amministrazioni.
Quanto è lontano l’obiettivo di evitare almeno in parte il prospettato aumento dell’Iva?
E’ una domanda a cui è difficile rispondere proprio perché non abbiamo ancora dei numeri certi. Si possono però fare delle considerazioni: riguardo alla effettiva possibilità di rinunciare all’intervento sull’Iva, i numeri che ci interessano di più sono quelli legati alla previsione del Pil per il 2014. Ebbene, l’aumento dello 0,7% stimato nel documento economico finanziario di cui parlavamo prima, purtroppo non è confermato dalle stime elaborate da altre strutture internazionali, che invece puntano al ribasso. In un tale quadro, però, non sottovaluterei l’importanza dell’elemento politico: questa accelerazione sulla spending review è chiaramente dettata da un problema di consenso politico che riguarda l’ipotesi di incrementare ulteriormente l’Iva. Il governo dovrà pur attuare delle misure, questo è ovvio, ma non con uno sguardo legato alle politiche economiche finalizzate alla crescita, quanto al mantenimento del consenso parlamentare.
(Claudio Perlini)